Paradiso - Canto sesto: differenze tra le versioni

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Questa sezione del canto è una digressione di [[Giustiniano]] sulla [[Storia romana|storia dell'Impero]]: per più di trecento anni l'aquila imperiale era rimasta ad [[Albalonga]], poi passò ai [[Civiltà romana|Romani]] che la conservarono sia durante il [[Storia romana|periodo monarchico]] che in quello [[repubblica Romana|repubblicano]] per poi giungere all'[[Impero romano|era imperiale]] nella quale l'aquila passò da [[Augusto (imperatore romano)|Augusto]], che riportò la pace dopo anni ed anni di guerre, a [[Tiberio (imperatore romano)|Tiberio]], sotto il cui regno era morto [[Gesù|Cristo]] per salvare l'intera umanità. Infine il "segno" arrivò a [[Carlo Magno]] il quale si impegnò a difenderlo dalle minacce dei [[Longobardi]].
 
===La critica aia [[Guelfiguelfi e Ghibellinighibellini]] vv. 97-111===
<blockquote> «''L'uno al pubblico segno i gigli gialli''</blockquote><blockquote>''oppone, e l'altro appropria quello a parte,''</blockquote><blockquote>''sì ch'è forte a veder chi più si falli»''</blockquote>