Impero romano: differenze tra le versioni

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{{Vedi anche|Economia dell'Impero romano|cristianesimo|esercito romano}}
 
Le cause interne furono varie: l'[[anarchia militare]] e i conflitti interni tra i vari pretendenti al trono nel III e nel IV secolo, che distrussero l'unità imperiale; la crisi economica, con l'[[inflazione]] e la pressione fiscale (dovuta alla crescente spesa pubblica per mantenere l'esercito e la burocrazia imperiali) che salirono a livelli molto alti ed i commerci che diminuirono sempre di più, indebolendo notevolmente la struttura economico-produttiva ed accentuando la disuguaglianza sociale nei territori dell'imperoImpero; lo stato di abbandono e spopolamento di città e campagne, che costrinse inoltre molti imperatori ad apporre leggi che anticipavano il Medioevo (come l'obbligatorietà dei cittadini a svolgere il mestiere dei loro padri); la perdita del carattere romano che secoli prima aveva formato soldati disciplinati e induriti da mille battaglie, capaci di conquistare tutta l'area mediterranea, ma che durante il periodo imperiale era progressivamente svanito, al punto che gli stessi comandanti delle legioni preferivano arruolare i loro soldati nelle province o fra i barbari (indifferenti alla tradizione dell'unità dell'Impero) piuttosto che fra le genti italiche.
 
Fra gli storici c'è stato, inoltre, un secolare dibattito riguardo alle conseguenze della diffusione del [[Cristianesimo]] sulla tenuta dell'Impero: alcuni l'hanno ritenuto colpevole di aver ulteriormente indebolito, con il suo [[pacifismo]] ed il rifiuto del culto imperiale, la combattività dei soldati romani; altri, invece, l'hanno giudicato ininfluente da questo punto di vista, dato che la coesione interna della società romana era già in una fase di forte criticità; altri ancora, infine, hanno ritenuto il Cristianesimo un fattore unificante della società romana, con la sua rete di comunità solidali e capaci di sostituirsi all'amministrazione statale dove questa si dimostrava troppo corrotta o assente.