Storia di Reggio Emilia: differenze tra le versioni

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Verso la fine del IV secolo Reggio Emilia era così decaduta che [[Sant'Ambrogio]] l'annovera fra le città semidirute. Le invasioni barbariche ne accrebbero i danni. Alla caduta dell'Impero d'Occidente (476 d.C.) soggiacque ad [[Odoacre]], re degli [[Eruli]], nel 489 passò ai [[Goti]], nel 539 agli [[Esarcato di Ravenna|Esarchi di Ravenna]] e poi (569) ad [[Alboino]], re dei [[Longobardi]], che la eresse a sede di un [[Ducato longobardo di Reggio|ducato]].
 
Assoggettata dai [[Franchi]] nel 773, [[Carlo Magno]] conferì al vescovo l'autorità regale sulla città e stabilì i confini della [[Diocesi di Reggio Emilia|diocesi]] (781). Nell'888 passò ai [[re d'Italia]]. Gravi danni ebbe a soffrire dall'invasione degli [[Magiari|Ungari]] (899), che uccidono il vescovo Azzo II. Il clima di instabilità rese necessaria l'edificazione delle mura. L'imperatore [[Ludovico il Cieco|Ludovico III]] concederà al vescovo Pietro, il 31 ottobre del 900, il permesso di erigere mura (<nowiki>''castrum''</nowiki>) nella parte centrale della città.
Nell'888 passò ai [[re d'Italia]]. Gravi danni ebbe a soffrire dall'invasione degli [[Magiari|Ungari]] (899), che uccidono il vescovo Azzo II. Il clima di instabilità rese necessaria l'edificazione delle mura. L'imperatore [[Ludovico il Cieco|Ludovico III]] concederà al vescovo Pietro, il 31 ottobre del 900, il permesso di erigere mura (castrum) nella parte centrale della città.
 
Intanto parallelamente all'autorità vescovile sorge quella dei conti. [[Adalberto Atto di Canossa|Azzo Adalberto]], figlio di [[Sigifredo di Lucca]], di stirpe longobarda, fonda intorno all'anno 940 il [[castello di Canossa]], che ospita poco dopo (950) [[Adelaide di Borgogna (imperatrice)|Adelaide]], vedova di [[Lotario I]], re d'Italia, fuggita dalla prigione del Garda.
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== L'espansione territoriale del Comune ==
Il Comune di Reggio, al pari degli altri del [[nord Italia]], dopo aver ottenuto una generale autonomia amministrativa, si preoccupò di espandere il proprio dominio nel territorio circostante la città. La sottomisisonesottomissione del contado garantiva a Reggio di poter disporre di maggiori risorse economiche e umane per le guerre, alimentari e materiali per la popolazione urbana che in quel periodo necessitava di quantità sempre maggiori di alimenti e materie prime. Si potevano controllare inoltre le principali vie di comunicazione, sia in chiave difensiva, sia in chiave economica. L'espansione, nella pianura, fu rallentata dai lunghi conflitti con i comuni vicini, in primis [[Modena]], seguita a ruota da [[Mantova]], [[Parma]] e [[Cremona]]. Nell'[[Appennino reggiano]], la penetrazione reggiana fu ostacolata invece dall'asperità del territorio e dalla resistenza delle potenti famiglie nobiliari.
 
=== La guerra con Modena ===
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Nel maggio [[1404]], Ottobuono riconquistò e riportò Reggio sotto le insegne di [[Giovanni Maria Visconti]], al quale era stata tolta dagli [[Estensi]]. Il 24 di giugno [[1404]], il duca di Milano, quale premio per i preziosi servigi e i successi sul campo delle armi, ma soprattutto a fronte d’un credito di 50.000 fiorini che il suo capitano poteva pretendere per le condotte arretrate, contrattualmente pattuite, concesse in proprietà a [[Ottobuono de' Terzi|Terzi]] la città di [[Reggio Emilia|Reggio]] con il suo castello. Lo storico Pezzana precisa: «Poiché a' 25 di quest' esso mese il Duca gli concesse in premio de' suoi servigi la città ed il castello di Reggio [...] perciocché Otto incominciò tosto ad assumere il titolo di Signore di Reggio. Pose Ottobuono nella città le insegne Viscontee, e fece riscuotere alcuni dazj in nome del Duca nel modo stesso che soleasi da' suoi ministri, e per rimovere ogni sospetto delle due squadre Sanvitale e Pallavicina a queste si collegò il dì 9 sotto colore di opporsi ai nemici del Duca».<ref>A. Pezzana, ''Storia della città di Parma'', I, Parma 1837, p. 63.</ref>
 
Nel [[1406]] il duca [[Giovanni Maria Visconti]], con proprio diploma sigillato a Milano il 2 ottobre, sempre per compensare il suo debito che aveva raggiunto l’enorme cifra di 78.000 fiorini, infeudava Ottobuono, già fatto signore di [[Parma]], quale conte di Reggio, «con tutte le rendite e i diritti ad essa connessi, colla giurisdizione del mero e misto impero, e con tutta in somma l’autorità di Sovrano, e ciò finattanto che il Duca sia in istato di soddisfare al debito con lui contratto».<ref>G. Tiraboschi, ''Memorie storiche modenesi'', III, Modena 1794, p. 77.</ref> Una settimana dopo, il 9 ottobre, Ottobuono scrisse ai reggitori di Reggio per darne notizia formale, ordinando fosse dipinto sul palazzo pubblico il suo stemma con inquartata la vipera viscontea.<ref>A. Gamberini, ''Un condottiero alla conquista del suo Stato: Ottobuono Terzi, conte di Reggio e signore di Parma e Piacenza'' in G. Badini, A. Gamberini (a cura di), “Medioevo reggiano: studi in memoria di Odoardo Rombaldi”, Milano 2007, p. 286.</ref>
Una settimana dopo, il 9 ottobre, Ottobuono scrisse ai reggitori di Reggio per darne notizia formale, ordinando fosse dipinto sul palazzo pubblico il suo stemma con inquartata la vipera viscontea.<ref>A. Gamberini, ''Un condottiero alla conquista del suo Stato: Ottobuono Terzi, conte di Reggio e signore di Parma e Piacenza'' in G. Badini, A. Gamberini (a cura di), “Medioevo reggiano: studi in memoria di Odoardo Rombaldi”, Milano 2007, p. 286.</ref>
 
Radicata e consolidata la sua signoria su Reggio, [[Parma]] e [[Piacenza]], conquistato il marchesato di [[Borgo San Donnino]], l'antica [[Fidenza]], Ottobuono riuscì a conservare il suo dominio fino alla primavera [[1409]], quando il crescente numero dei suoi nemici, stretti alleati degli Estensi, riuscirono infine ad annientarlo, politicamente e fisicamente.
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La signoria Estense continuò senza interruzioni fino all'anno [[1702]], quando la città e il territorio furono occupati dai Francesi e Spagnoli e più tardi (1733-34) anche dagli imperiali per la guerra di successione.
 
Il [[trattato di Aquisgrana (1748)]] restituì il ducato a [[Francesco III d'Este|Francesco III]] al quale seguì ([[1780]]) [[Ercole III d'Este|Ercole III]], ultimo del ramo diretto degli Estensi. Il duca Ercole seguì la politica dell'assolutismo illuminato, promuovendo opere pubbliche e limitando l'influenza del clero. Con lo scoppio della [[Rivoluzione francese]] e le conseguenti invasioni degli eserciti napoleonici fuggì dal ducato lasciando una reggenza (8 maggio [[1796]]) e negoziando con [[Napoleone Bonaparte]] un pesante armistizio.
Il duca Ercole seguì la politica dell'assolutismo illuminato, promuovendo opere pubbliche e limitando l'influenza del clero.
Con lo scoppio della [[Rivoluzione francese]] e le conseguenti invasioni degli eserciti napoleonici fuggì dal ducato lasciando una reggenza (8 maggio [[1796]]) e negoziando con [[Napoleone Bonaparte]] un pesante armistizio.
 
== Età napoleonica ==
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Fra le vittime civili vi furono 74 reggiani che furono deportati e uccisi nei campi di concentramento, fra cui 10 ebrei. A questo proposito è da ricordare il parroco di Quara [[Enzo Boni-Boldoni|don Enzo Boni Baldoni]], insignito del titolo di [[Giusto tra le Nazioni]] per avere salvato diversi [[Storia degli ebrei di Reggio Emilia|ebrei reggiani]].
 
L'8 gennaio [[1944]] Reggio Emilia fu pesantemente bombardata dagli alleati che, intorno a mezzogiorno, sganciaranosganciarono a più riprese bombe sulla stazione ferroviaria, le [[Officine Meccaniche Reggiane|officine Reggiane]] e il vicino aeroporto. Alcune bombe centrarono abitazioni civili e un rifugio ove avevano trovato riparo numerosi cittadini. I morti tra la pololazionepopolazione civile furono oltre 250.
 
Il 25 aprile [[1945]] segna una svolta storica: si ricostituiscono le amministrazioni democratiche prima sotto la guida del CLN ([[Comitato di Liberazione Nazionale]]) che aveva condotto la lotta armata, poi con le prime elezioni del [[1946]] con amministrazioni democraticamente elette. Reggio vede subito il predominio del PCI ([[Partito Comunista Italiano]]). Il clima del dopoguerra fu però funestato da numerosi omicidi politici da parte di comunisti nei confronti di avversari politici o di ecclesiastici.