Decreto dei pieni poteri: differenze tra le versioni
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Il '''Decreto dei pieni poteri''', conosciuto anche come '''Legge dei pieni poteri''' (in [[lingua tedesca]], ''Ermächtigungsgesetz''), è il termine con cui venne indicato il provvedimento approvato dal [[parlamento]] [[Germania|tedesco]] (''[[Reichstag (Germania nazista)|Reichstag]]'') il 24 marzo [[1933]]. Questo decreto rappresentò il secondo passo – il primo fu il [[Decreto dell'incendio del Reichstag]] – compiuto dal [[Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori]] (e controfirmato dal Presidente [[Paul von Hindenburg]]) per dichiarare lo stato di emergenza e nei fatti instaurare una [[dittatura]] utilizzando gli strumenti legali messi a disposizione dalla [[Repubblica di Weimar]].
Quando il neocancelliere [[Adolf Hitler]] presentò il Decreto dei pieni poteri al Parlamento, egli non possedeva la maggioranza assoluta dei voti (non aveva quindi, neanche la possibilità di formare un governo)
Secondo alcuni storici, il consenso dato dal Partito del Centro all'approvazione della legge dei pieni poteri fu concesso in cambio della promessa di Hitler di stipulare un concordato con la Santa Sede; tuttavia, dai documenti dell'archivio vaticano non risulta che la Santa Sede fosse stata preventivamente informata sulle trattative intercorse tra Hitler e i parlamentari del Centro Il primo atto preso nell'ambito del decreto dei pieni poteri fu l'ordine di scioglimento del [[Partito Socialdemocratico di Germania]], che aveva votato contro il decreto stesso.<ref>[[William Shirer]], ''[[Storia del Terzo Reich|The Rise and Fall of the Third Reich]]'', Touchstone Edition, New York, Simon & Schuster, 1990</ref> == Testo ==
Il testo del decreto è di ridotta estensione. Qui viene riprodotto integralmente in lingua tedesca<ref>Uwe Brodersen, Gesetze des NS-Staates, p. 22</ref> e in italiano:
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