Dieci giornate di Brescia: differenze tra le versioni

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Le '''dieciDieci Giornate di Brescia''' furono un movimento di rivolta della cittadinanza bresciana contro l'oppressione austriaca che ebbe luogo dal 23 marzo (il giorno della sconfitta piemontese a [[battaglia di Novara (1849)|Novara]]) al 1º aprile [[1849]]. La fierezza dimostrata dagli insorti nei combattimenti valse alla città di Brescia l'appellativo di "''Leonessa d'Italia''" coniato da Giosuè Carducci nel 1877 nelle sue Odi Barbare e la Medaglia d'Oro come "''Benemerita del Risorgimento Nazionale''" nel 1899.
 
==Antefatti==
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== Le dieci giornate ==
[[File:Dieci giornate di brescia faustino joli.jpg|306x306px|miniatura|destra|Episodio delle Dieci giornate di Brescia: La difesa di Porta Torrelunga]]
Il 23 marzo mentre- Mentre l'esercito piemontese veniva sconfitto a Novara, Brescia si prepara alla riscossa. e comincia così una rivolta epica. A mezzogiorno il capitano Pomo va in Municipio per riscuotere la multa comminata il 4 gennaio ma viene aggredito da una folla inferocita. Avuta notizia dei disordini in città, il comandante della guarnigione in castello fa sparare dieci colpi di cannone sui tetti delle case come avvertimento.
 
24 marzo - L'avvocato Giuseppe Saleri, dirigente del Municipio di Brescia, si dimette e prende il suo posto Girolamo Sangervasio. Piccoli scontri continuano in città tra austriaci e cittadinanza. Si crea un Comitato di Pubblica Difesa di cui faranno parte Luigi Contratti e Carlo Cassola
 
== I protagonisti ==