Anarco-comunismo: differenze tra le versioni

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===Rapporto con il sistema sovietico===
Molto presto alcuni comunisti libertari ripudiarono la rivoluzione d'ottobre, già il 25 dicembre 1917 alcuni russi che avevano partecipato alla rivoluzione bolscevica delusi dalle politiche del governo di Lenin si ritirano su un'isola del golfo di Finlandia fondandovi la [[Repubblica Sovietica di Naissaar]], allo scopo di crearvi una "società comunista libertaria" non bolscevica. L'esperienza si concluse il 26 febbraio 1918 quando l'isola fu occupata dall'esercito tedesco nell'ambito della prima guerra mondiale. Durante l'anno 1918 anche altre esperienze libertarie furono tentate nel territorio russo, ma tutte effimere, perlopiù represse immediatamente dai bolscevichi. Fece eccezione quella in Ucraina di Machno, che durò diverso tempo. Questa critica si sviluppò perché il governo bolscevico aveva fin da subito mostrato, a opinione dei libertari, caratteristiche e [[Stato operaio degenerato|degenerate]] da demagogia e [[populismo]], ad iniziare dal [[Decreto sulla terra]] l'8 novembre 1917, il quale invece di [[Collettivizzazione|collettivizzarla]] sotto la forma che poi verrà presa da [[Stalin]] nei [[sovchoz]] venne invece distribuita in [[proprietà privata]] ai piccoli contadini ([[kombedy]]), dotandoli successivamente (11 giugno 1918) di libertà di associazione (soviet propri, quindi a difesa dei propri interessi particolari), tradendo l'impostazione marxista originaria. Proprio in relazione ai piccoli contadini Lenin affermò che <blockquote>laLa produzione in piccola scala ha fatto nascere il capitalismo e la borghesia, costantemente, ogni giorno, ogni ora, con una forza elementare, e in vaste proporzioni.</blockquote> Accusato dalla sinistra di aver compiuto un atto di demagogia populistica, Lenin rispose in un suo discorso: <blockquote>Noi dicemmo apertamente che [il decreto sulla terra] non rispondeva alla nostra visione, che non era il comunismo; tuttavia, noi non volevamo imporre ai contadini ciò che era consono non alla loro visione, ma solo al nostro programma.</blockquote>
Malgrado questo inizio sgradito, le successive tappe principali della rivoluzione dovevano soddisfarre la visione libertaria:
 
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* 29 novembre 1920 - Nazionalizzata anche la piccola industria
 
Dall'8 al 16 marzo 1921 si svolge il [[X Congresso del Partito Comunista Russo (bolscevico)]]; Lenin introduce la '''[[nuova politica economica]]''' che sostituisce il ''comunismo di guerra'': torna l'uso del denaro, inizialmente [[Buono acquisto|buoni]] non [[Tasso di cambio|convertibili]] (poiché l'obiettivo dichiarato del governo sovietico rimaneva ufficialmente ancora quello di costruire una società comunista in cui non ci sarebbero stati soldi) denominati "[[sovznaki]]" (abbreviazione di "sovetskiye znaki", ossia "buoni sovietici"), successivamente (dal 1° novembre 1922, a seguito di [[riforma monetaria]], evento che segna l'ineluttabilità della permanenza della circolazione monetaria) [[valuta]] vera e propria denominata "[[Karbovanec'|chervonets]]" (in italiano, desueto: cervone); le requisizioni sono quindi sostituite da [[Imposta|imposte]] computate e versate in [[Biglietto di stato|certificati cartacei]] (scemano così le rivolte contadine inerenti). Viene abolito il lavoro coatto e militarizzato (il quale aveva assunto la forma di vera e propria [[schiavitù]] e [[servitù della gleba]] causa di rivolte al pari delle requisizioni) e sostituito da quello [[Salario|salariato]], nelle fabbriche e negli impianti viene introdotta la [[Partita doppia|contabilità]] dei costi (quindi iniziano ad operare "a scopo di lucro"), ed il loro sistema dirigenziale basato sui caporioni (perlopiù inetti e corrotti) viene sostituito da [[Consiglio di amministrazione|consigli di amministrazione]] di [[Interventismo (economia)|nomina ministeriale]]; la libertà di commercio viene ristabilita (nonostante nel breve periodo di divieto fosse sempre stato ampiamente tollerato sotto forma di [[mercato nero]] praticato tramite baratto) e quella di [[impresa]] confermata, ma rimane la proibizione dell'utilizzo di [[Lavoro subordinato|manodopera dipendente]]. Nel 1925 al [[III Congresso dei Soviet dell'Unione Sovietica]] viene abolito il divieto di [[affitto]] dei terreni di proprietà privata e quello di utilizzo di manodopera dipendente salariata; vengono ridotte le tasse. Fautore di queste riforme [[Liberismo|liberiste]] è [[Nikolaj Ivanovič Bucharin]], in piena continuità con la dottrina leninista; Stalin, benché perplesso, non si oppose.
 
La scelta di abbandonare il comunismo "di guerra" venne presa dopo una lunga serie di ribellioni dei contadini ai quali Lenin aveva regalato la terra nel 1917, tra le quali la più estesa e pericolosa fu l'ultima, quella partita da [[Tambov]], brutalmente repressa anche inondando le foreste di [[Armi chimiche|gas asfissiante]] (le vittime sarannosono stimate in 240.000), la quale inizia nell'agosto 1920 e si estende a est a Samara, Saratov, Caricyn, Astrachan', e Siberia occidentale, rischiando di estendersi a tutto il paese, il suo culmine avviene proprio contemporaneamente al congresso che abolisce le requisizioni, e di conseguenza la rivolta scema in relazione a ciò. Nello stesso tempo (1º-17 marzo), dopo che il mese di febbraio fu agitato da scioperi operai a Pietrogrado, e suggestionati dal susseguirsi di rivolte contadine e nel pieno di quella che pareva essere la più pericolosa partita da Tambov e che continuava ad estendersi, avviene l'[[Rivolta di Kronštadt|ammutinamento della base navale di Kronštadt]], i cui soldati erano stati tra i più attivi sostenitori della rivoluzione d'ottobre. Il bombardamento della base di [[Kronštadt]] da parte dell'[[Armata Rossa]] di [[Lev Trotsky]] è visto da alcuni storici come l'evento che pone fine al periodo rivoluzionario in Russia o quantomeno alla sua fase candida. Gli autori libertari invece interpretano la rivolta come una 4° rivoluzione vera e propria (dopo quella del 1905, di febbraio, e d'ottobre), fallita, vedendo in tale evento molto più che il caso localizzato e contingente al quale apparentemente si riduce storiograficamente. Una 4° rivoluzione che, rovesciando i bolscevichi, avrebbe dovuto instaurare il comunismo ''definitivo'' ossia evolvendo il comunismo ''di guerra'' collettivizzando la terra ma non ritornando al capitalismo (seppur "di stato") come fece Lenin con la NEP. Sebbene successivamente Giuseppe Stalin collettivizzò la terra, lo fece rimanendo per il resto nel medesimo sistema finanziario della NEP, da cui la permanenza delle medesime distorsioni causate dall'esistenza di un unità di conto, dai libertari imputate quindi anche al sistema stalinista tanto quanto alla NEP.
 
Sebbene Lenin avesse inizialmente inteso la NEP come una fase di reflusso solo provvisoria e contingente indotta dall'emergenza delle rivolte contadine, il sistema inizialmente praticato non fu più ripristinato; per questo, nonostante [[Karl Marx]] non abbia mai indicato precisamente in cosa dovesse consistere in pratica il [[Comunismo|sistema comunista]], gli interpreti comunisti libertari ritengono che l'abbandono del comunismo ''di guerra'' basato sul metodo [[Distribuzione commerciale|distributivo]] del [[razionamento]] (ossia secondo loro del comunismo tout court, da evolvere in seguito ma non abbandonare totalmente come, secondo questa interpretazione, invece fece Lenin) abbia rappresentato l'abbandono del sistema comunista stesso, non considerando essi più tale quello che ne seguì ma solo un [[capitalismo di stato]] ritenendo essi assolutamente imprescindibile dal sistema comunista l'abolizione del concetto stesso di "[[unità di conto]]" conseguentemente rappresentato dal [[denaro]] nel suo utilizzo come [[Moneta merce|mezzo di scambio]] e di accumulazione di valore ("[[Capitale (economia)|capitale]]") e quindi inconciliabile con il comunismo la sua esistenza che Marx implicitamente non avrebbe contemplato. Difatti sebbene la dottrina marxista indicasse una società "con accumulazione di capitale" come presupposto fondamentale per la creazione del socialismo, egli non necessariamente si riferiva al [[capitale finanziario]] ma al [[capitale fisico]] ossia i [[mezzi di produzione]], per questo motivo egli immaginò erroneamente come candidati al comunismo i paesi più ricchi anziché quelli poveri.
 
Questa interpretazione deriva principalmente dalla [[teoria marxiana del valore]] nella quale viene imputata la scarsità non a deficit materiali o produttivi ma unicamente al [[problema della trasformazione dei valori in prezzi di produzione]] derivato dalla [[mercificazione]] ossia dalla valutazione tramite unità di computo, da cui come conseguenza [[sovraccumulazione]] e [[sottoconsumo]], in particolare di [[forza-lavoro]], nota come [[disoccupazione]], che viene ad essere sia causa che conseguenza delladi mercificazionesovraccumulazione e sottoconsumo. La distribuzione mediante razionamento (ossia distribuendo per suddivisione '''tutto''' ciò che viene prodotto, indipendentemente quindi dal potere d'acquisto dei soggetti usufruitori) secondo Marx risolverebbe tale problema portando quindi automaticamente la produttività al suo limite massimo possibile ("[[ottimo paretiano]]" o "[[frontiera delle possibilità produttive]]").
 
===Attualità===