Autobianchi: differenze tra le versioni

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L<nowiki>'</nowiki>'''Autobianchi''' è stata un'[[azienda]] [[italia]]na produttrice di [[automobile|automobili]] e [[autocarri]], nata nel [[1955]] dallo scorporo della divisione auto della [[F.I.V. Edoardo Bianchi|Bianchi]], poi ceduta ad una partecipazione paritetica di [[Pirelli & C.|Pirelli]] e [[FIAT]] fino al [[1968]], quando l'intero capitale azionario della società passò nelle mani del gigante torinese dell'auto che lo inglobò nel [[Gruppo Fiat]], sino alla scomparsa del marchio dai mercati nel [[1995]].
 
== Storia ==
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Dopo aver avuto sede legale negli immobili di proprietà della Bianchi in viale Abruzzi e in seguito della Pirelli in piazza Duca d'Aosta, nel [[1960]] gli uffici dell'Autobianchi vennero definitivamente trasferiti nel nuovo [[Grattacielo Pirelli]] di [[Milano]] appena inaugurato, e sulla scia del successo della Bianchina la gamma iniziò ad essere estesa, a partire dal [[1963]], alla commercializzazione di una nuova vettura, la [[Autobianchi Stellina|Stellina]], prima auto italiana ad essere realizzata in [[vetroresina]], seguita nel [[1964]] dalla [[Autobianchi Primula|Primula]], che fece da apripista negli studi progettuali Fiat all'adozione in serie del concetto di [[trazione anteriore]]. La Primula, oltre che nelle versioni berlina 2/3/5 porte, fu disponibile in breve anche in una suggestiva variante Coupé<ref>In-dimenticabili-Autobianchi Primula, Corriere dello Sport ''Motori'', 13 settembre 2016.</ref>.
===Il passaggio a Fiat===
Nel [[1968]], alla vigilia del debutto della grande berlina di lusso della casa, la [[Autobianchi A111|A111]], l'Autobianchi passò integralmente nelle mani della FIAT, che già da qualche tempo stava utilizzando lo stabilimento di Desio per produrre alcuni modelli di sua proprietà; in principio con alcuni esemplari della [[Fiat 600 Multipla]], poi della [[Fiat 500 Giardiniera]], venduta “ristilizzata” a partire dallo stesso anno sotto la denominazione di [[Autobianchi Giardiniera]].
 
In questa si rese necessario sostituire al più presto la Bianchina, incluse le sue derivate, considerato l'assottigliarsi delle vendite in virtù dell'anzianità del progetto. Pertanto, vennero portati a compimento gli studi dell'auto finalizzata a raccoglierne l'eredità, la [[Autobianchi A112|A112]], capace sin dal suo esordio di fare breccia tra i giovani degli [[Anni 1970|anni settanta]] in antitesi alle [[Mini (1959)|Mini]]. Tuttavia, a seguito dell'acquisizione del marchio [[Lancia (azienda)|Lancia]], più blasonato e ricco di storia da parte del Gruppo Fiat, il marchio Autobianchi risutò sempre più relegato quale brand dedicato alla fabbricazione delle sole autovetture utilitarie, decretando come conseguenza il definitivo stop nel [[1970]] alla produzione della Primula, cui fece seguito due anni dopo quello della A111<ref>Le auto dello sbarco sulla Luna: cosa si guidava nel 1969?, Autoappassionati.it, autore Tommaso Corona, 19 luglio 2019.</ref>. Quindi, dall'impianto di Desio opportunamente riorganizzato uscirono fino alla seconda metà degli [[1980|anni ottanta]] le A112, affiancate dai modelli [[Fiat 126]] e poi [[Fiat Panda (1980)|Panda]]; mentre la sede legale dell'Autobianchi fu posta a Torino.
===La Y10 e gli ultimi anni===
Nel [[1985]] venne presentato l'ultimo prodotto Autobianchi, la [[Autobianchi Y10|Y10]], venduta a marchio Lancia per buona parte dei mercati esteri; maciò nonostante la fabbrica di Desio divenne sempre più marginale nei piani industriali della Fiat, in particolare dopo l'acquisto della [[casa automobilistica]] [[Alfa Romeo]], unitamente ai due suoi due principali siti produttivi di [[Stabilimento Alfa Romeo di Arese|Arese]] e di [[Stabilimento di Pomigliano d'Arco|Pomigliano d'Arco]]. Di li a poco i vertici Fiat si resero conto che gli stabilimenti destinati all'assemblaggio delle automobili in [[Italia]] erano troppi, rispetto alla domanda di mercato, e nel [[1992]] la fabbrica di Desio venne chiusa, spostando la produzione della Y10 in altri impianti, infine definitivamente nello stabilimento Alfa Romeo di Arese, dove rimase fino al [[1995]], quando terminò in contemporanea all'utilizzo del marchio Autobianchi<ref>Ma l'Autobianchi saluta e va in garage, La Repubblica, autori Claudio Nobis e Alberto Bellucci, 29 ottobre 1995.</ref>.
 
=== La fine della fabbrica di Desio ===
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== Archivio ==
L’archivio dell’azienda è conservato presso il [[Centro storico Fiat]]<ref>{{Cita web|url=http://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/pagina.pl?TipoPag=cons&Chiave=14221|titolo=Fiat Group Marketing & Corporate Communication spa. Archivio storico Fiat|sito=SIUSA. Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche|accesso=14 giugno 2018}}</ref> nel fondo Autobianchi (Estremi cronologici: 1955 - [[1975]])<ref>{{Cita web|url=http://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/pagina.pl?TipoPag=comparc&Chiave=336476|titolo=Fondo Autobianchi|sito=SIUSA. Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche|accesso=14 giugno 2018}}</ref>.
 
== Note ==