Enrico V (Shakespeare): differenze tra le versioni

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[[File:Henry5.JPG|thumb|Un ritratto di Enrico V d'Inghilterra, di autore ignoto]]
 
I due accampamentieserciti si fronteggiano nei pressi di [[Azincourt|Agincourt]]. È notte fonda e, mentre nell'accampamento francese la frenesia cresce di ora in ora, il malumore tra gli inglesi, stanchi ed in inferiorità numerica rispetto ai freschi avversari, è sempre più palpabile.
 
Enrico, desideroso di riflettere, si aggira nell'accampamento in incognito: ha così occasione di parlare, non riconosciuto, con Pistola, suo vecchio amico, e con altri uomini dell'esercito. Questi ultimi manifestano la loro preoccupazione per le loro sorti, maledicendo il re che li manda a morire senza la possibilità di redimersi prima l'animo. Enrico, conscio della situazione, replica che il dovere di un suddito è quello di servire il suo re, il quale non è però responsabile dell'anima del suddito stesso: il peso di queste confessioni permette ad Enrico una riflessione, nella quale sottolinea, nel corso di un lungo [[monologo]], come la posizione di un monarca sia infausta in determinate circostanze. Nonostante il titolo che lo riveste ed il peso delle decisioni che lo aggrava, Enrico si scopre infatti uomo tra gli uomini, bisognoso di aiuto e coraggio. Leva così una preghiera al cielo, affinché [[Dio]] lo assista in battaglia.