Madrigale: differenze tra le versioni

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Il '''madrigale''' è una composizione musicale o lirica, in maggior parte per gruppi di 3-5 voci, originaria dell'Italia, e diffusa in particolare tra [[Rinascimento]] e [[Barocco]].
 
L'origine della parola è a tutt'oggi discussa: se ne ipotizza l'etimologia dal [[latino volgare]] ''mandria-mandrialis'' in riferimento al contenuto rustico e pastorale; da ''matrix-matricalis'', "di lingua materna, dialettale" o, nell'accezione proposta da [[Bruno Migliorini]], "alla buona"; dal [[Lingua occitana|provenzale]] ''mandra gal'', "canto pastorale" o ancora dallo [[lingua spagnola|spagnolo]] ''madrugada'', "alba"; dal [[Lingua latina|latino]] "materialis" opposto a "spiritualis" ovvero "cose materiali o grosse". Tutte queste saranno caratteristiche del madrigale musicale del '300.
La forma originale del madrigale, assai praticata nel [[secolo XIV]], era costituita da una successione di endecasillabi, di numero variabile da sei a quattordici, ripartiti in brevi strofette con vari incontri di rime e comunque sempre con una rima baciata finale.
 
== Gli inizi ==
Se già [[Dante Alighieri|Dante]] scriveva brevi liriche destinate ad essere musicate magari dall'amico [[Casella (Divina Commedia)|Casella]], di cui parla nel ''[[Purgatorio]]'', i primi madrigali, che ci sono noti dal [[1330]] circa, affini ai ''conduits'' francesi, sono a 2 e raramente a 3 voci, di cui la prima melodica, e la seconda, più bassa, ha funzioni di sostegno armonico. Nell'esecuzione potevano essere impiegati gli strumenti ed esistono infatti madrigali puramente strumentali. In quel tempo, i maggiori compositori di madrigali, oltre che di ''[[caccia (musica)|cacce]]'' e ''[[Ballata (poesia)|ballate]]'', sono [[Giovanni da Cascia]], [[Jacopo da Bologna]] e, soprattutto, [[Francesco Landini]].
 
Con l'inizio del [[XV secolo]], si ha un'eclissi del genere; alla fine del secolo si assiste all'affermazione in [[Toscana]] del [[canto carnascialesco]], musicato su testi di [[Lorenzo il Magnifico]] e di [[Angelo Poliziano]] e, nel nord Italia, della ''[[frottola]]'', composizione generalmente con un contenuto frivolmente amoroso, in forma di [[ottava rima|ottava]] di versi [[ottonario|ottonari]] e musicata a 3 o 4 voci, di cui la prima spicca monodicamente e le altre vanno a [[contrappunto]]. I maggiori musicisti del genere sono [[Bartolomeo Tromboncino]] e [[Marchetto Cara]].
 
Questa [[forma fissa]] (ovvero caratterizzata da una relativa indipendenza organizzativa tra musica e immagini poetiche) ha origine nell'[[Ars nova]] italiana e Giovanni da Firenze ne stabilisce i caratteri tipici: ciascun verso inizia e finisce con un [[melisma]], mentre la sezione centrale è sillabica. La voce superiore del ''superius'' predomina sul tenor più sillabico. È inoltre monotestuale (contempla un solo testo musicale) e tende maggiormente alla linearità melodica che all'armonia.
 
La musica comunque segue l'andamento strofico del testo poetico, caratterizzato da 2 o 3 terzine e da un ritornello: le terzine hanno tutte musica identica (si identificano perciò con ''aa/a''), mentre il ritornello finale ha musica diversa (identificato quindi con ''b''). È in stretto rapporto con lo [[strambotto]]. Ecco il testo di un madrigale musicato da [[Giovanni da Firenze]]:
 
{{Citazione|Agnel son bianco e vo belando be,<br/>e, per ingiuria di capra superba<br/>belar convengo e berdo un boccon d'erba<br/><br>El danno è di colui, io dico in fè<br>che grasso mi de' aver con lana bionda,<br>se capra turba e non m'abbi tonda. <br><br>Or non so bene che di me sarà,<br>ma pur giusto signor men mal vorrà|F. Sacchetti, Agnel son bianco}}
 
== L'apogeo ==
 
Ancorché entrambi polifonici, è necessario distinguere il Madrigale del XIII-XIV secolo, strofico, con un distico finale, da quello astrofico e assai più variegato qual è quello cinquecentesco.
 
La dimensione produttiva del madrigale musicale cinquecentesco, di cui si conservano a stampa circa 40.000 brani, è tale che supera ampiamente l'intera produzione polifonica vocale non liturgica di tutte le altre forme vocali profane e di tutte le lingue europee messe insieme, e rappresenta un vertice di comunicazione musicale tardo rinascimentale, che tocca e influenza quasi tutta la produzione musicale europea del XVI e del XVII secolo.
 
Nel [[XVI secolo]] si ha quindi la sua piena affermazione: nel [[1520]] viene pubblicato a [[Venezia]] un libro di musiche di [[Bernardo Pisano]] su testi del [[Francesco Petrarca|Petrarca]] che, vicine al [[mottetto]] fiammingo, possono costituire l'atto di nascita del madrigale cinquecentesco insieme con i ''Madrigali nuovi da diversi eccellentissimi musici'', raccolta di musiche, edita a Venezia nel [[1533]], di [[Costanzo Festa]], [[Sebastiano Festa]], [[Philippe Verdelot]], [[Jacobo de Toscana]] e [[Maistre Jan]]. Il nuovo madrigale è una fusione della ''frottola'' con la [[polifonia]] francese e fiamminga e infatti i maggiori compositori sono soprattutto fiamminghi, come [[Adrian Willaert]], del quale è la ''Musica Nova'' del [[1539]], [[Jacques Arcadelt]], [[Cipriano de Rore]]. Quest'ultimo, autore di armonie complesse e di contrappunti intricati, cura l'adesione della musica al testo con ritmi variati e una declamazione raffinata; la sua musica continuò a essere studiata per almeno tutto il secolo, servendo di modello ai compositori successivi tanto che nel [[1577]] fu stampata una sua raccolta di madrigali a scopo didattico.
 
I compositori della seconda metà del secolo, sulla scia del de Rore, dedicano particolare cura alla corrispondenza del testo con la musica, attraverso ricerche [[cromatismo|cromatiche]] ed espressive, con effetti d'[[eco]] e contrappunto, fino a giungere alla cosiddetta ''musica visiva'', in cui si fanno corrispondere a sillabe testuali come ''sol, mi, fa, re'' le note omonime, a utilizzare le note ''nere'' (o, al contrario, le note ''bianche''), per esprimere sentimenti di tristezza o di gioia, a innalzare la melodia in corrispondenza di parole come ''cielo'' e facendola scendere in corrispondenza di parole come ''profondo'' e simili<!-- affermazione POV, finendo così col perdere di vista lo spirito del testo -->. Tra i madrigalisti più rigorosi sono il fiammingo [[Orlando di Lasso]], [[Giovanni Pierluigi da Palestrina]], autore di madrigali profani e sacri, il veneziano [[Andrea Gabrieli]], che adotta il [[recitativo]] corale e il dialogo, il nipote [[Giovanni Gabrieli]], [[Luca Marenzio]].
 
=== Il madrigale del '500/'600 ===
 
Inizia a prevalere in questo periodo l'attenzione per il testo poetico, staccandosi dalla struttura del testo stesso: di qui nasce anche il termine madrigalismo che evidenzia questo rapporto con il testo poetico (vedi [[Retorica musicale]]). La varietà metrica del testo inoltre stimola il musicista a nuove soluzioni musicali, verificando le capacità espressive; ha quindi capacità illustrativa. È presente quindi un netto distacco con il madrigale del '300.
È una ''durchkomponiert'' (composizione a [[forma aperta]]), con un'invenzione continua; si usano:
* [[contrappunto]] ad [[Imitazione (musica)|imitazione]]
* episodi accordali
* ritmi rapidi o lenti
* registri gravi o acuti
* salti melodici inusitati