Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme: differenze tra le versioni

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Trattandosi di un'associazione laicale che si autofinanzia con i contributi dei membri, l'Ordine richiede la contribuzione ai progetti che vengono finanziati per sostenere con varie iniziative la [[Terra Santa]] e in particolare il [[Patriarcato latino di Gerusalemme]] (tra le quali la costruzione e manutenzione di asili, scuole, ospedali, chiese, seminari, borse di studio per studenti bisognosi e particolarmente meritevoli). Per disposizione della [[Sede Apostolica]], l'unico preposto all'utilizzo e alla distribuzione dei fondi raccolti dall'Ordine è proprio il Patriarcato. Gli appartenenti attivi dell'Ordine, cioè di coloro che partecipano alla sua vita nell'impegno di servizio e di carità assunti all'atto dell'ammissione, sono distribuiti in tutti i continenti.
 
 
==== Privilegi nobiliari e araldici ====
Va ricordata l'antica tradizione pontificia mai abrogata che conferisce ai cavalieri dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme il titolo, concesso dal Santo Padre quale Capo dello Stato Vaticano, di [[conte palatino]], ovvero Membro della contea del [[Sacro Palazzo Lateranense]]<ref>Questa tradizione è confermata, tra gli altri, dal Bascapé (G. Bascapè, "Gli ordini cavallereschi in Italia", Milano, 1972 et G. Bascapè, "Gli ordini cavallereschi in Italia, storia e diritto", Milano 1992), il quale, afferma: "I maggiori privilegi annessi alla dignità equestre del Santo Sepolcro consistono, secondo la tradizione, nel nobilitare il cavaliere - qualora esso non fosse stato nobile - e nel conferirgli il titolo e i privilegi di [[conte palatino]] (o del Sacro palazzo lateranense) come per i cavalieri pontifici dello Speron d'oro". È pur vero che i cavalieri del Santo Sepolcro erano, di diritto, conti palatini; basti ricordare le lapidi sepolcrali di Guarino de Berte (1470) e di Pietro de Steven (1568) in S. Martino e S. Pietro de Lilla, dove sono chiamati cavalieri gerosolimitani del [[Santo Sepolcro]] e conti palatini del Sacro palazzo lateranense. Gli antichi giureconsulti dicevano: "Militia nobilitat ut quisque est miles, continuo est nobilis". Anche il La Roque scrive che una delle primitive forme di nobiltà consiste nel fatto di armare cavaliere colui che si vuole nobilitare. A conferma lo storico riporta una lunga serie di bolle e di brevi nei quali la [[Santa Sede]] si rivolge ai cavalieri del Santo Sepolcro con il titolo di "comes".</ref>.
 
L'insignito ha diritto di sospendere l'insegna dell'Ordine del Santo Sepolcro alle proprie armi di famiglia.