Identificazione con l'aggressore: differenze tra le versioni

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L''''identificazione con l'aggressore''' è una delle forme d'[[Identificazione (psicologia)|identificazione]] concettualizzate dalla [[psicoanalisi]]. Nello specifico è un [[meccanismo di difesa]] introdotto da [[Sándor Ferenczi]] <ref>S. Ferenczi (1933), ''La confusione delle lingue''. Tr. it. in ''Opere''. Raffaello Cortina, Milano 2002, vol. 4, pp. 1927-33.</ref> e solo successivamente da [[Anna Freud]] (1936)<ref name=Simone>Cf. [http://www.simone.it/newdiz/newdiz.php?action=view&id=436&dizionario=15 Dizionari Simone online]</ref>. Esso indica l'assumere il ruolo dell'aggressore e dei suoi attributi funzionali, o l'imitarne la modalità aggressiva e comportamentale. Un suo sottotipo particolare è la cosiddetta [[Sindrome di Stoccolma]]. Il meccanismo è già presente e attivo durante l'infanzia: ''Il bambino [[introiezione|introietta]] alcuni dei caratteri dell'[[oggetto (psicologia)|oggetto]] [[ansia|ansiogeno]], assimilando così un'esperienza [[angoscia]]nte appena provata''<ref name=Simone/> per trasformarsi da minacciato in minacciante. ''La Freud ritiene, inoltre, che tale meccanismo di difesa contribuisca in modo determinante alla formazione del [[Super-Io]].''<ref name=Simone/>
 
L'esperimento del [[1963]] di [[Elliot Aronson]] e [[Merrill Carlsmith]] sul ''giocattolo proibito'' sembra avallare tale [[ipotesi]] e dunque questo tipo di dinamica: ci si attribuisce una ''mutilazione'' del proprio [[desiderio (filosofia)|desiderio]] pur di percepirsi [[autarchia|autarchici]], indipendenti e non sottomessi.<ref>{{en}}