Primo mobile: differenze tra le versioni

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Il modello tolemaico dei nove cieli rimase in vigore durante tutto il [[Medioevo]], fino ad approdare al [[Rinascimento]]. [[Dante]] ad esempio lo utilizzò ampiamente nella descrizione dei [[cieli del Paradiso]], sottolineando la purezza del ''primo mobile'', da lui denominato «cielo cristallino»,<ref>«Ed è l'ordine del sito questo: che lo primo che numerano è quello dove è la Luna; lo secondo è quello dove è Mercurio; lo terzo è quello dove è Venere; lo quarto è quello dove è lo Sole; lo quinto è quello di Marte; lo sesto è quello di Giove; lo settimo è quello di Saturno; l'ottavo è quello delle Stelle; lo nono è quello che non è sensibile se non per questo movimento che è detto di sopra, lo quale chiamano molti Cristallino, cioè diafano o vero tutto trasparente» (Dante, ''Convivio'', II, 3, 7).</ref> oltre il quale collocava il paradiso [[Empireo]].<ref>«Veramente, fuori di tutti questi, li catolici pongono lo cielo Empireo, che è a dire cielo di fiamma o vero luminoso; e pongono esso essere immobile per avere in sé, secondo ciascuna parte, ciò che la sua materia vuole. E questo è cagione al Primo Mobile per avere velocissimo movimento; ché per lo ferventissimo appetito ch'è 'n ciascuna parte di quello nono cielo, che è immediato a quello, d'essere congiunta con ciascuna parte di quello divinissimo ciel quieto, in quello si rivolve con tanto desiderio, che la sua velocitade è quasi incomprensibile» (Dante, ''Convivio'', II, 3, 8-9).</ref>
 
IlPer PrimoDante Mobileil perPrimo DanteMobile possiede un moto [[assoluto]] perché non ha altra misura fuori di sé, bensì esso è misura di tutti gli altri moti:, come il numero dieci è prodotto dal due e dal cinque.
<poem>:«La natura del mondo, che quieta
:il mezzo e tutto l'altro intorno move,
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{{citazione|Dove è numero [[infinito (filosofia)|infinito]], ivi non è grado né ordine numerale [...] Son, dunque, infiniti mobili e motori, li quali tutti se riducono a un principio passivo ed un principio attivo, come ogni numero se reduce all'[[Uno (filosofia)|unità]]; e l'infinito numero e l'unità coincideno [...] Cossì non è un primo mobile, al quale con certo ordine succeda il secondo, in sino l'ultimo, o pur in infinito; ma tutti gli mobili sono equalmente prossimi e lontani al primo e dal primo ed universal motore.|Giordano Bruno, ''[http://bepi1949.altervista.org/infinito/dialogo5.htm De l'Infinito, Universo e Mondi]'', dialogo quinto}}
 
L'idea di un aristotelico Primo Mobile fu ancora inizialmente accettata da [[Galileo Galilei|Galileo]],<ref>J. Reston, ''Galileo: a life'' (2005), p. 46.</ref> mentre [[Francesco Bacone]] se ne mostrò scettico, come lo era del resto riguardo alla rotazione della Terra.<ref>R. L. Ellis, ''Collected Works of Francis Bacon'', vol. I (1996), p. 450.</ref> Fu solo dopo che [[Keplero]] attribuì al [[Sole]] la causa del moto planetario, e non più al Primo Mobile, che questo perse gradualmente la sua importanza astronomica, mantenendola tuttavia nel regno della [[analogia (filosofia)|metafora]] o dell'allusione letteraria,<ref>N. R. Hanson, ''Constellations and Conjectures'' (1973), pp. 256-7.</ref> oppure, come nel caso di [[Giordano Bruno]], trasferendo le proprie caratteristiche di [[perfezione]] e di anelito averso [[Dio]] a tutti i corpi celesti: di questi era stata ora appurata la regolarità delle traiettorie, cosicchésicché ognuno di loro costituiva una diretta imitazione della suprema [[Primo motore|Intelligenza motrice]].<ref>Marco De Paoli, ''Theoria motus'', Franco Angeli, 2010, p. 121.</ref>
 
Al di là infatti dell'aspetto [[geocentrismo|geocentrico]], che aveva sollevato diverse inconguenze risolte solo con l'adozione del modello [[eliocentrico]], la concezione astronomica antica riteneva che il moto degli astri fosse portatore di un significato da interpretare [[finalismo|finalisticamente]], non come semplice [[meccanicismo|meccanismo]] privo di scopo. L'ideazione di un universo armonico scaturiva dalla stessa esigenza, di matrice [[neoplatonismo|neoplatonica]], che avrebbe indotto [[Keplero]] a fare del [[Sole (astrologia)|Sole]] la causa del moto dei [[pianeta (astrologia)|pianeti]], intesi in un'ottica [[animismo|animistica]], e a ribadire al contempo la dignità di discipline come l'[[astrologia]] indipendentemente dalla questione se fossero i Cieli o la Terra a muoversi.<ref>[[Keplero]], ''Tertius interveniens'' (1610), ossia «''Il terzo uomo che si interpone in mezzo''», in cui tra le altre cose metteva in guardia «i molti teologi, medici e filosofi [...] affinché, quando rifiutano come è giusto la [[superstizione]] dell'osservazione delle stelle, non gettino il bambino insieme all'acqua del bagno» (cit. in Arthur Beer, ''Kepler's astrology and mysticism'' in A. e P. Beer, ''Kepler. Four Hundred Years'', pag. 412, Oxford, Pergamon Press, 1975).</ref>