Console (storia romana): differenze tra le versioni
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Il consolato fu il normale punto d'arrivo del ''[[cursus honorum]]'', la sequenza di incarichi perseguiti dai Romani ambiziosi.
Durante la [[Repubblica romana|repubblica]], 180 a.C., con la promulgazione della ''[[Lex Villia annalis]]'' del 180 a.C. l'età minima per l'elezione a console venne fissata a 40 anni per i [[patrizio (storia romana)|patrizi]] ed a 42 per i [[plebei]], mentre nel periodo precedente si registrano elezioni alla carica anche molto più precoci, vedi l'esempio di [[Marco Valerio Corvo]], console per la prima volta nel 349 a.C. all'età di soli 23 anni e che entro i 40 anni
Allo stesso modo secondo la ''Lex Villia annalis'' doveva intercorrere un periodo minimo di 10 anni prima di essere rieletto nuovamente console, limite che non esisteva precedentemente e che venne frequentemente ignorato nel periodo della fine della Repubblica, a partire da [[Gaio Mario]], sei volte console in otto anni, fino a [[Gaio Giulio Cesare]], quattro volte console in cinque anni.
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[[File:Consul et lictores.jpg|thumb|upright=1.0|Moneta raffigurante un console accompagnato da due [[littore|littori]].]]
I due [[consoli repubblicani romani|consoli della Repubblica]] erano i più alti in grado tra i magistrati ordinari.<ref name="Byrd, 20">{{cita|Byrd 1995|p. 20}}.</ref> Le competenze consolari investivano tutto l'agire pubblico, in pace come in guerra, compreso il fatto di introdurre le ambascerie di re e principi stranieri davanti al [[Senato romano|Senato]].<ref>{{cita|Polibio|VI, 12.1-2}}.</ref> Nei fatti, tutti i poteri non appannaggio del [[Senato romano|Senato]] o di altri magistrati erano in capo ai due consoli. Dopo la loro elezione
Potevano proporre al [[Senato romano|Senato]] gli affari urgenti per la discussione e facevano eseguire i ''[[Senatoconsulto|Senatus consulta]]''.<ref>{{cita|Polibio|VI, 12.3}}.</ref>
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