Accademia di Atene: differenze tra le versioni

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Secondo quanto riportato da Filodemo di Gadara, tra gli allievi di Platone, oltre a Speusippo e Senocrate vi furono: [[Eraclide Pontico]], Aminta, [[Menedemo di Pirra]], Estieo di Perinto, [[Aristotele]], Cherone di Pellene, [[Dione di Siracusa]] (cognato del tiranno Dionisio il Vecchio), [[Ermodoro di Siracusa]], Erasto di Scepsi, [[Archita di Taranto]], e altri di cui non si sa quasi nulla. Vi furono anche due donne, Lastenia di Mantinea e Assiotea di Fliunte, che tuttavia tenevano vesti maschili. Secondo Diogene Laerzio tra gli accademici vi furono anche [[Filippo di Opunte]] (segretario di Platone), Amicla di Eraclea, Corisco di Scepsi, [[Teofrasto]], gli oratori [[Iperide]] e [[Licurgo di Atene|Licurgo]], e altri minori. Da altre fonti si sa che frequentò l’Accademia anche il matematico e astronomo [[Eudosso di Cnido]].<ref>{{Cita|Berti|p. 8-18. Secondo Berti «non c'è dubbio che negli ultimi anni della vita di Platone si ebbe nell'Accademia la maggiore concentrazione di ingegni filosofici che si sia mai avuta nel corso dell'intera storia della filosofia.» (pag. 106)}}</ref>
 
gesuAristotele, il più importante degli allievi dell’Accademia, vi entrò nel 367 a.C. (all’età di 17 anni) e la lasciò vent’anni più tardi, alla morte di Platone nel 347 a.C.: dunque deve essere stato non solo uno degli allievi ma anche insegnante: sappiamo che tenne dei corsi di [[retorica]], che difese le posizioni dell'Accademia contro quelle di [[Isocrate]] e della sua scuola, e che scrisse alcuni dialoghi e trattati, tra cui ''Sulle Idee'', in cui riferì il dibattito che si tenne nell'Accademia su questo tema, e ''Sul bene'', in cui espose il corso tenuto da Platone su quest'argomento. Sembra che alla morte di Speusippo non fu eletto scolarca solo perché in quel momento non si trovava ad Atene (in questo periodo era precettore di [[Alessandro Magno|Alessandro]], figlio di [[Filippo II di Macedonia]]).<ref>{{Cita|Berti|p. 19-21}}</ref>
 
Il metodo seguito nell’Accademia era basato sulla discussione: pare che il maestro ponesse un problema e invitasse gli allievi a proporre delle soluzioni, che poi erano sottoposte ad esame e a tentativi di confutazione, con l’obiettivo di individuare la tesi più attendibile e convincente. Sembra che vi fosse grande libertà di proporre tesi diverse e contrastanti, senza grandi preoccupazioni di ortodossia (al contrario di quanto avveniva, ad esempio, nella [[scuola pitagorica]]).<ref>{{Cita|Berti|p. 11}}</ref>