Enjambement: differenze tra le versioni
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L<nowiki>'</nowiki>'''''enjambement'''''
In pratica nel seguente esempio:
{{Citazione|sol con un legno e con quella compagna<br />picciola da la qual non fui diserto.|[[Dante Alighieri|Dante]]
L'unità tra [[sostantivo]] (''compagna'') e [[attributo (linguistica)|attributo]] (''picciola'') è spezzata dall'interruzione del verso appunto: si tratta quindi di un ''enjambement''.
L'''enjambement'' è evidentemente un elemento che contribuisce a determinare il ritmo di una poesia; si verifica quando due parole della stessa frase che dovrebbero stare saldamente unite, vengono spezzate tra la fine di un verso e l'inizio di quello successivo. Divide solitamente gruppi sintattici come sostantivo e attributo, [[soggetto (linguistica)|soggetto]] e [[predicato]], predicato e [[complemento oggetto]], sostantivo e [[complemento di specificazione]], [[copula (linguistica)|copula]] e [[predicato nominale]] ecc.
==Esempi==
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;Tra aggettivo e sostantivo
{{cit|Poeta fui, e cantai di quel giusto<br />figliuol d'Anchise che venne di Troia|Dante
;Tra sostantivo e aggettivo
{{cit|Loda il vecchio i suoi detti; perché l'aura<br />notturna avea le piaghe incrudelite|[[Torquato Tasso|Tasso]],
;Tra sostantivo e complemento di specificazione
{{cit|e dico ch'un splendor mi squarciò ‘l velo<br />del sonno, e un chiamar: "Surgi: che fai?".|Dante
;Tra verbo e complemento oggetto
{{cit|all'alma sì: deh! Per lei prega, e dona<br />battesmo a me ch'ogni mia colpa lave|Tasso,
;Tra complemento oggetto e verbo
{{cit|che le ricetta. Io quando il monumento<br />vidi ove posa il corpo di quel grande|[[Foscolo]], ''[[Dei Sepolcri]]'', vv. 154-155}}
== Caratteristiche e tipologie ==
{{Citazione|un fatto sul quale non si rifletterà mai abbastanza che nessuna definizione del verso sia perfettamente soddisfacente, tranne quella che ne certifica l'identità rispetto alla prosa attraverso la possibilità dell'"enjambement". Né la quantità, né il ritmo, né il numero delle sillabe − tutti elementi che possono occorrere anche nella prosa − forniscono, da questo punto di vista, un discrimine sufficiente: ma è senz'altro poesia quel discorso in cui è possibile opporre un limite metrico a un limite sintattico.
|[[Giorgio Agamben]]<ref>''Idea della prosa'', [[Milano]] 1985, p. 21</ref>}}
Esso è avvertibile in quanto si distingue da una pausa linguistica alla fine del verso (come una pausa linguistica vera e propria, indicata da punteggiatura adeguata, per cui fine del verso e fine della frase coincidono; altresì come la giuntura tra due posizioni, separate generalmente da una virgola<ref name=sangirardi/>; infine, come l'inarcatura sintattica, cioè un incastro di proposizioni nello spazio di più versi, oppure la rottura dell'ordine naturale nello spazio di alcuni versi da essa interessati).
== Utilizzo ==
Nel [[Cinquecento]] il [[Torquato Tasso|Tasso]], nel suo ''Discorso dell'Arte poetica'', parlava di ''rompimento'' o ''inarcatura'', ma malgrado si sia insistito anche nei secoli seguenti su questo termine, si è affermato definitivamente quello di ''enjambement''. L'''enjambement'' inizia a comparire già nel [[XVI secolo|'500]] (ne è ritenuto inventore [[Angelo di Costanzo]]) per poi presentarsi sempre più spesso nell'[[XIX secolo|800]] e nel [[XX secolo|'900]]<ref name=sangirardi/>.
A fare largo uso dell'''enjambement'' sono gli autori del primo Cinquecento e in seguito anche il [[Giacomo Leopardi|Leopardi]], il [[Giosuè Carducci|Carducci]] della [[metrica barbara]] e soprattutto il [[Giovanni Pascoli|Pascoli]]. Da ultimo, le [[terzina (metrica)|terzine]] di [[Pier Paolo Pasolini|Pasolini]] sono piene di ''enjambement'' cui corrisponde quasi sempre una pausa forte dentro il verso<ref name=sangirardi/>:
{{Citazione|è<br/>tra questi muri il suolo in cui trasuda<br/>altro suolo; questo umido che<br/>ricorda altro umido; e risuonano.|[[Pier Paolo Pasolini]], ''[[Le ceneri di Gramsci]]''}}
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