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Dopo l'iniziale momento antimediceo, a [[Roma]] si scelse un [[Papa]] riformatore, il fiammingo [[Papa Adriano VI|Adriano VI]], che potesse combattere e ricomporre la frattura nata al tempo di [[Leone X]] con lo scisma della [[Riforma protestante]]. Ma la sua condotta, forse troppo estremista, non piacque all'ambiente della [[curia]], che dopo la sua repentina morte, dopo appena un anno di pontificato, scelse di eleggere di nuovo un Medici, il cardinale [[Papa Clemente VII|Giulio de' Medici]], figlio di quel [[Giuliano de' Medici|Giuliano]], ucciso nella [[congiura dei Pazzi]], nonché fratello di [[Lorenzo de' Medici]], già tra i più fidati consiglieri del cugino Leone X.
 
'''[[Papa Clemente VII|Clemente VII]]''', questo il nome scelto, delegò l'amministrazione di [[Firenze]] al cardinale [[Silvio Passerini]], mentre si questionava su chi dovesse diventare il nuovo signore della città: [[Ippolito de' Medici|Ippolito]], figlio illegittimo di [[Giuliano di Nemours]], o [[Alessandro de' Medici (duca di Firenze)|Alessandro]], figlio di Lorenzo, nato da una passione con una schiava mulatta. La predilezione del Papa per Alessandro, additato da molti come figlio dello stesso Papa, nato quando questi era ancora cardinale, fu tale da far propendere la scelta su quest'ultimo, nonostante la sua pessima reputazione e la scarsa stima che i fiorentini avevano per lui.
 
Clemente ebbe uno dei papati più difficili della storia: scelta l'alleanza con i [[francesi]] piuttosto che con il nuovo imperatore [[Carlo V d'Asburgo|Carlo V]], con la consueta opzione di ribaltare le alleanze secondo il maggior profitto, non piacque per niente all'Imperatore, che organizzò un esercito tedesco-spagnolo con i tremendi [[Lanzichenecchi]] e marciò verso [[Roma]], in una specie di crociata protestante contro la corruzione del papato.
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Con la notizia del [[Sacco di Roma (1527)|Sacco di Roma]] ([[1527]]) i fiorentini stessi si ribellarono ad Alessandro, cacciando lui e tutti i Medici dalla città (''Terza cacciata'').
 
Clemente subì il tremendo saccheggio della città da parte dei Lanzichenecchi: il saccheggio, feroce ed efferato, fu reso più crudele dall'appartenenza degli assalitori alla [[religione luterana]], tanto che '''lo stesso imperatore ne rimase addolorato''' (forse per questo motivo la sua incoronazione, qualche anno dopo, venne celebrata a [[Bologna]], temendo la reazione dei romani).
 
Il 5 giugno il Pontefice fu fatto prigioniero. Il 26 novembre vennero ratificati gli accordi con gli imperiali: come garanzia, l'Imperatore ottenne "sei ostaggi, i porti di Ostia e Civitavecchia e le città di Forlì e Civita Castellana".