Sitt al-Mulk: differenze tra le versioni

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Quattromila erano le donne che lavoravano per lei; la più famosa era Taqarrub, una premurosa, educata e gentile ragazza, già schiava di al-Sayyida al-‘Aziziyya, la madre di Sitt al-Mulk, ma si devono ricordare anche al-Maliha, una schiava di colore, e ‘Atuf, fondatrice di una divisione armata, detta ''al-atūfiyya'' per l'appunto. Come scorta personale al di fuori delle mura del palazzo, aveva a disposizione un intero squadrone militare, conosciuto come ''al-qaysariyya''.
 
Intorno al [[976]] donne come la nonna, la zia, la madre di Sitt al-Mulk e, a volte lei stessa, furono promotrici di importanti costruzioni sia laiche che religiose.<br />
Consapevole delle proprie capacità, cercava in ogni modo di trarre vantaggi dalla propria posizione di prestigio; a tale scopo sfruttava uomini potenti come l'agente nordafricano Abu l-‘Abbas Ahmad b. al-Maghribi, che aveva precedentemente lavorato per sua madre, o l'iracheno ‘Ali al-Jarjara'i, uno dei più importanti visir fatimidi che lavorò al servizio di Sitt al-Mulk fin quando, insoddisfatta del suo lavoro, essa lo licenziò.
 
Nel 383[[983]]/[[993]] il fratellastro di Sitt al-Mulk, Muhammad, designato da al-‘Azīz come erede legittimo, muore e al suo posto succede al-Mansur, di soli otto anni, col nome di [[al-Hakim|al-Hākim bi-amr Allah]].<br />
Al-‘Azīz morì nel [[996]] e, al momento della successione, si ebbe un colpo di Stato ad opera della stessa Sitt al-Mulk, che intendeva assicurare la legittimità del trono al cugino ‘Abd Allah, figlio della zia paterna.
 
Sicuramente l'iniziativa del colpo di Stato non fu della sola Sitt al-Mulk e, secondo alcune voci non controllabili, la principessa avrebbe organizzato il colpo perché innamorata dello stesso cugino. Rimanendo nubile e non potendo, quindi, avere propri figli, decise di difendere i discendenti dello stesso sangue, permettendo ad Amina, moglie di al-Hākim, e al loro figlio ‘Ali di rifugiarsi nella sua residenza perché perseguitati dal califfo.
 
Nel [[1013]] fu ucciso, per ordine dell'Imam al-Hakim, il ''qādi al-qudāt'' (giudice supremo) Malik b. Sa‘īd e la causa sembra fosse Sitt al-Mulk, così come nel caso dell'amputazione delle mani del visir al-Jarjara'i e dell'uccisione di ‘Isa b. Nasturus, il noto [[vizir]]<ref>In realtà il termine usato dai Fatimidi per indicare il massimo collaboratore dell'Imam è ''wāsita''.</ref> cristiano, anch'essi suoi alleati.
 
Per alcuni anni la figura di Sitt al-Mulk sembrò uscire dalla scena per riapparire in veste di protagonista in uno dei più celebri casi dell'intera storia islamica medievale: l'uccisione di al-Hākim. La notte del 13 febbraio [[1021]], quando al-Hākim scompare misteriosamente lasciando pensare ad una sua uccisione, dato il ritrovamento dei suoi vestiti sporchi di sangue, sono molti i motivi che portano a sospettare della sorellastra. Fra questi potenziali motivi possono essere ricordate le ricorrenti uccisioni dei suoi alleati e, di conseguenza, la paura per la propria vita, il sempre più stravagante comportamento del fratellastro e la disapprovazione del suo piano di successione. Secondo alcuni storici, la principessa sarebbe stata aiutata dal capo berbero Ibn Dawwas il quale, dopo averlo ucciso, le avrebbe portato il corpo che sarebbe poi stato sotterrato. Ibn Dawwas sarebbe stato pagato, ma in seguito forse ucciso con tutti coloro che in qualche modo erano stati coinvolti nell'omicidio, così da eliminare con loro ogni traccia del crimine.
 
Essendo minorenne l'erede al trono [[Al-Zahir li-iʿzaz al-Din Allah|al-Zahir]], Sitt al-Mulk aveva tutto il potere nelle proprie mani: supervisionò pertanto ogni singolo aspetto dell'amministrazione, tanto che nessun tipo di progetto poteva essere intrapreso senza la sua autorizzazione. Abolì molte delle restrizioni imposte dal fratellastro, permise alle donne di indossare gioielli, rese lecito il bere vino e l'ascoltare e suonare musica, riformò il sistema fiscale e ridistribuì terre e proprietà confiscate da al-Hākim, soprattutto ai cristiani; perseguitò i [[drusi]] - convinti assertori divinizzazione dell'Imam [[Fatimidi|fatimide]] al-Hākim, convinti nel ritorno dello stesso Imām - fino alla loro completa espulsione dall'[[Egitto]].
 
Sitt al-Mulk morì di [[dissenteria]] il 5 febbraio [[1023]] all'età di 52 anni, in circostanze non del tutto chiare.