Sessa (famiglia): differenze tra le versioni
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=== I Sessa di Como ===
[[File:Stemma dei Sessa, patrizi di Milano.jpg|miniatura|193x193px|Lo stemma raffigurato proviene da un quadro posseduto dai Sessa d'Arzago ed è intitolato ''Catalogus Virium Illustrium Sessae Gentis'', una lista di uomini illustri del casato Sessa tratta dall'elenco stilato dal genealogista Sitoni di Scozia e conservato nel fondo Riva Finolo.]]
L'attestazione di questo ramo si fa risalire ad un Pietro Sessa, nobile del contado vissuto nel secondo Cinquecento e inurbatosi a [[Como]], dove la sua discendenza si radicò nei due secoli successivi:<ref>Archivio Storico della Diocesi di Como, Archivio della Cattedrale di Como, Fondo Collegio dei Mansionari, Memorie Storiche, Genealogia Sessa</ref> già nel [[1609]] la famiglia Sessa compare a Como fra quelle - per lo più patrizie - che annoveravano all'epoca un rappresentante all'interno dell'''Accademia dei Larii''.<ref>P. Bottaccio, ''Il Primo libro delle canzoni da suonare a quattro e otto voci'', Angelo Gardano, Venezia 1609.</ref><ref>Le famiglie degli ''Accademici Larii'' elencate dall'opera del Bottaccio sono le seguenti: Gallio, Corti, Magnacavallo, Castiglioni, Carli, Raimondi, Sessa, Turconi, Lucini, Carcano, Albrizi, Giovio, Rezzani, Archinto, Pallavicini. Ciascuna famiglia dà il titolo ad una canzone.</ref><ref>{{Cita web|url=http://www.lepontiacomensis.org/studi/04_musica.htm|titolo=Lepontia Comensis|sito=www.lepontiacomensis.org|accesso=30 aprile 2017}}</ref> È verosimile che la scelta di abbandonare il contado sia stata dettata dall'esigenza di sfuggire agli oneri fiscali imposti dall'estimo di [[Carlo V]], meno gravosi per i cittadini, seguendo in ciò l'esempio di altri casati della nobiltà rurale come i Torriani di Mendrisio.<ref>''Rassegna Gallaratese di storia ed arte: spazi, economie, comunità e archeologie'', a cura di Pietro Cafaro, n.133/213 a pag. 222 dove si legge: "Se nel Quattrocento esiste tutta una sequela di nobili non ''cives'', nel Seicento è quasi impossibile trovarne [...] I nobili non ''cives'' dunque si dissolvono: un grande cambiamento da leggersi probabilmente in parallelo con la contemporanea costruzione dell'estimo di Carlo V, che fissa per sempre regole fiscali che insistono proprio sulla dicotomia cittadino/rurale, non prendendo in considerazione al categoria di ''nobile'' (ovvio che allora i nobili diventino da un punto di vista fiscale cittadini oppure ecclesiastici, essendo i rurali di gran lunga i più tassati)."</ref><ref>{{Cita libro|nome=Rassegna gallaratese di storia e|cognome=d'arte|cognome2=Cafaro|titolo=Spazi. Economie, comunità, archeologie: Economie, comunità, archeologie|url=https://books.google.it/books?id=vxfnAgAAQBAJ&pg=PA222&lpg=PA222&dq=estimo+carlo+v+cittadinanza&source=bl&ots=G5GdDP-PqE&sig=pdt_NxvLfgMunVHnhLP4Deo34k4&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwiKh-Hu9oDfAhWsx4UKHYXuBZsQ6AEwAXoECAgQAQ#v=onepage&q=estimo%20carlo%20v%20cittadinanza&f=false|accesso=2018-12-02|data=2014|editore=FrancoAngeli|lingua=it|ISBN=9788820458317}}</ref>
==== Genealogia di un ramo censito dall'Annuario della Nobiltà Italiana ====
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