Il contratto sociale: differenze tra le versioni

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La volontà generale è uno dei concetti più trattati all'interno del saggio.
 
La clausola fondamentale di questo patto è l'alienazione totale di ciascun associato, con tutti i suoi diritti,a tutta la comunità. In cambio della sua persona privata, ciascun contraente riceve la nuova qualità di membro o parte indivisibile del tutto; e si genera così un corpo morale e collettivo, composto di tanti membri quanti voti ha l'assemblea,corpo che ha la sua unità, il suo io comune,la sua vita e la sua volontà.Col passaggio dallo stato di natura allo stato civile, l'uomo sostituisce nella sua condotta la giustizia all'istinto e dà alle sue azioni la moralità di cui prima mancavano.Allora solamente la voce del dovere succede all'impulso fisico e il diritto succede all'appetito e l'uomo, che fino all'ora aveva considerato solo sé stesso, si vede forzato ad agire su altri principi e a consultare la ragione prima di ascoltare le sue tendenze. Il passaggio dallo stato di natura allo stato civile non è dunque una decadenza dell'uomo, se lo lo stato civile è come dev'essere, la continuazione e il perfezionamento dello stato di natura. La volontà propria del corpo sociale o sovrano è la volontà generale, che non è la somma delle volontà particolari ma la volontà che tende sempre all'utilita' generale e che quindi non può sbagliare. Di questa volontà sono emanazioni le leggi, che sono gli atti della volontà generale ; e non sono quindi gli ordini di un uomo o di più uomini, ma le condizioni per la realizzazione del bene pubblico. Intermediario tra i sudditi e il corpo politico sovrano è il governo, a cui è dovuta l'esecuzione delle leggi e il mantenimento della liberta' civile e politica. I depositari del potere esecutivo non hanno nessuna autorità legittima verso il popolo che è il vero sovrano. Essi non sono i padroni del popolo, ma i suoi ufficiali e il popolo può stabilirli e destituirli quando gli piace. Non è questione per essi di contrattare, ma di obbedire; e dimenticandosi delle funzioni che lo stato impone, loro non fanno che compiere i loro doveri di cittadini, senza avere in alcun modo il diritto di disputare sulle condizioni. La vera natura dello stato non è quella di dare agli individui un sostituto della libertà naturale, ma un'altra forma di libertà che garantisca all'individuo ciò che la libertà naturale gli garantiva, finché era possibile, cioè la sua vita e la sua felicità.di cittadinila volontà della maggioranza. Con Volontà generale Rousseau non intende la somma delle volontà particolari (dei singoli membri di un'assemblea), inma un'unica volontà quantovolta voltesempre al bene comune. A questa volontà generale si arriva appunto attraverso una fase di discussione, durante la quale devono emergere le opinioni personali e non quelle di un gruppo o partito politico, in quanto i membri del partito voterebbero secondo le direttive di questo e non secondo la propria coscienza (quindi non spontaneamente, cosa che Rousseau ritiene fondamentale e di cui ha fatto un caposaldo della sua filosofia).
 
Chiunque non sia d'accordo, alla fine della fase di discussione, con la volontà generale, è anzitutto una minaccia per la sopravvivenza stessa della comunità, in quanto non comprende che la volontà generale è a beneficio anche suo. Perciò va corretto e riportato in seno all'assemblea. L'assemblea funziona solo se è composta da un gruppo ristretto di persone, il che potrebbe facilitare una deriva elitarista o oligarchica di quella che Rousseau chiamava "democrazia pura", applicata già nell'[[antica Grecia]]. Una delle degenerazioni più possibili del concetto di volontà generale è entrata nella Storia della Rivoluzione Francese nella figura di [[Maximilien Robespierre]], il quale riteneva di sapere quale fosse la volontà generale della comunità e quindi di conoscere cosa fosse bene per i cittadini, cosa che, con Robespierre e coi giacobini, degenera nel [[Regime del Terrore|periodo del Terrore]] (il quale è una sorta di applicazione pratica, portata all'estremo, della correzione di coloro che non "comprendevano" la volontà generale voluta dal regime giacobino).