Omaggio feudale: differenze tra le versioni

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=== Cerimoniale ===
La cerimonia avveniva secondo le seguenti modalità. Il [[vassallo]] si impegnava a combattere per il suo signore, cioè a combattere a cavallo con un armamento completo: ''[[spada]]'', ''[[scudo (difesa)|scudo]]'', ''[[lancia (arma)|lancia]]'', ''[[elmo]]'' ed ''[[usbergo]]'' (una specie di camicia fatta di migliaia di anelli di ferro). L'armatura ed il cavallo costavano molto, perciò solo una persona di alto livello sociale poteva prestare omaggio. Questi s'inginocchiava e metteva le mani giunte (''immixtio manuum'') in quelle del potente - quasi a consegnargli magicamente la sua forza - e poi pronunciava un [[giuramento]] solenne toccando le [[reliquie]] o i [[Vangeli]]. Successivamente gli dava un bacio (''osculum'') sulla bocca. Da questo momento diventava "uomo di bocca e di mani" del signore, poiché oltre a combattere per lui non doveva mai tradirlo o insultarlo<ref>Da questo rituale feudale deriva anche l'espressione "mettersi nelle mani di uno", nel senso di "affidarsi" a qualcuno. ([[Chiara Frugoni]], Anna Magnetto, ''Tutti i nostri passi'', Corso di storia antica e altomedievale, vol. 2, pag. 263, ed. Zanichelli, Bologna, 2010).</ref>.
 
La forma dell'<nowiki/>''omaggio vassallatico'' influenzò anche il culto [[cristianesimo|cristiano]] e il modo di pregare Dio che divenne il ''signore'' di cui invocare la protezione. Nei secoli precedenti chi pregava teneva le braccia aperte rivolte verso il cielo, mentre dal periodo feudale incominciò ad assumere la posizione a mani giunte, nel gesto di chi si sottomette affidandosi direttamente al suo superiore<ref>Marco Fossati, Giorgio Luppi, Emilio Zanette, ''L'esperienza della storia'', vol. 1, pag.24, edizioni scolastiche Bruno Mondadori, Milano, 2012.</ref>.