Battaglia dell'Isola del Giglio: differenze tra le versioni

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* {{simbolo|Shield of the Republic of Pisa.svg|20}} [[Repubblica di Pisa]]
|Schieramento2 = Guelfi:
* [[File:Flag of Genoa.svg|20px|borderbordo]] [[Repubblica di Genova]]
|Comandante1 = * {{simbolo|Attributed Coat of Arms of Enzo, King of Torres and Gallura (according to Matthew Paris).svg|20}}[[Enzo di Sardegna]]
* {{simbolo|King Manfred of Sicily Arms.svg|20}} Ansaldo de Mari
* {{simbolo|Shield of the Republic of Pisa.svg|20}} Ugolino Buzaccherini
|Comandante2 = [[File:Flag of Genoa.svg|20px|borderbordo]] Giacobo Malocello
|Effettivi1 = 67 tra [[Galea|Galee da Guerra]] e [[fusta|Galeotte]]:
* 27 siciliane
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== Premessa ==
Nel [[1237]] l'imperatore [[Federico II di Svevia|Federico II]] conseguì il controllo del [[Nord Italia]] sconfiggendo le città ribelli della Lega lombarda a [[Cortenuova]]. Inviò il Carroccio conquistato a Roma, rinvigorendo così il suo prestigio presso il popolo di Roma, che sempre scontento del dominio papale, costrinse di nuovo il Papa nel luglio [[1238]] ad abbandonare la città alla volta di Anagni.
<br>Il conflitto tra guelfi e ghibellini romani si risolse con la vittoria dei guelfi ed il ritorno del Papa a Roma nell'ottobre dello stesso anno.
 
Federico II in tale contesto, sfidò apertamente il Papa, impedendo le nomine vescovili e imprigionando i legati pontifici. Inoltre conferì al figlio [[Enzo di Sardegna|Enzo]], che aveva sposato la vedova del giudice di Torres e Gallura, il titolo di [[Re di Sardegna|Re titolare di Sardegna]], aumentando ulteriormente le ostilità con il pontefice.
 
A questo punto papa [[papa Gregorio IX]] emise una nuova [[scomunica]] per Federico II, la [[Domenica delle Palme]] del [[1239]].<ref name="RIF">{{Cita libro|titolo=Regesta Imperii|nome=Johann Friedrich|cognome=Böhmer|anno=1849|città=Stuttgart}}</ref> Da questo momento si aprì un netto conflitto tra Papato ed Impero, ma il grande carisma che Federico II aveva presso la Cristianità rendeva poco efficace il tentativo di Gregorio IX di isolarne l'autorità, ed il pontefice stesso rischiava di perdere l'appoggio di tutte le potenze laiche ed ecclesiastiche.
 
L'imperatore, che ora si sentiva investito dell'impegno di difendere l'impero dal "papa eretico" - alleato con gli eretici lombardi -, cominciò a conquistare possedimenti dello [[Stato Pontificio]] con l'intento di isolare progressivamente Roma. Gregorio IX chiese aiuto a [[Repubblica di Venezia|Venezia]], dove si progettò l'invasione nelle terre di Puglia, e convocò a Roma un Concilio ecumenico per la Pasqua del [[1241]] con lo scopo di deporre l'imperatore.<ref name="HHM">{{Cita libro|titolo=History of Latin Christianity Vol.IV|nome=Henry|cognome=Milman|anno=1857|città=London}}</ref>
 
== La battaglia ==
L'imperatore controllava la via di terra nell'Italia centrale tagliando quindi la strada dal nord Italia verso Roma.
Molti prelati diretti a Roma per il Concilio erano riuniti a [[Nizza]], dove erano stati trasportati da una flotta della [[Repubblica di Genova]] in quel momento governata dalla parte guelfa.
Due legati papali, Giacomo di Palestrina e Otto di San Nicola, negoziarono con i genovesi per ottenere trentadue galee armate per arrivare a Roma, e, non appena le ambasciate delle città lombarde furono imbarcate, il viaggio ebbe inizio.
Quando Federico II venne a conoscenza di questo progetto ordinò, nel marzo 1241, ai suoi vicari nel Nord Italia, Marino di Ebulo e [[Oberto II Pallavicino|Oberto Pallavicini]] di attaccare Genova via terra.<ref name="TLK">{{Cita libro|titolo=History of Frederick the Second Vol.II|nome=T. L.|cognome=Kington Oliphant|anno=1862|città=Cambridge}}</ref>
 
L'imperatore disponeva di ventisette galee armate<ref name="FLG">{{Cita libro|titolo=Geschichte der Religion Jesu Christi|nome=Friedrich Leopold|cognome=Graf zu Stolberg|anno=1864|città=Mainz}}</ref> al comando di suo figlio [[Enzo di Svevia|Enzo]] e del fuoruscito genovese [[Ansaldo de Mari]].<ref name="EMU">{{Cita libro|titolo=König Enzio|nome=Ernst|cognome=Münch|anno=1841|città=Stuttgart}}</ref> Questo contingente navigò fino alla [[Repubblica di Pisa]], da sempre rivale di Genova e strenuamente ghibellina. La flotta pisana di quaranta galee era comandata da Ugolino Buzaccherini.<ref name="TLK" />
 
Il 25 aprile, la flotta genovese, al comando di [[Jacopo Malocello]], fece vela da Genova diretta prima a [[Portofino]]<ref name="NIR">{{Cita libro|titolo=Nuova istoria della Repubblica di Genova|nome=Michel-Giuseppe|cognome=Canale|anno=1860|città=Florence}}</ref>, dove rimase ancorata per qualche giorno.
Quando gli equipaggi appresero della comparsa della flotta imperiale mostrarono l'intenzione di tornare indietro, ma i due legati spinsero, con successo, per mantenere la rotta prevista per Roma. In un successivo scalo a [[Porto Venere]]<ref name="NIR" /> appresero dell'unione tra la flotta [[Regno di Sicilia|siciliana]] e quella pisana.
 
Malocello aveva rifiutato il prudente consiglio di navigare a ponente della Corsica, seguendo una rotta più lunga ma meno esposta alla flotta pisana, e diresse invece verso sud.
<br>La flotta genovese riuscì a navigare oltre Pisa, non passando però inosservata dalla flotta imperiale attestata già tra le isole [[Isola di Montecristo|di Montecristo]] e del [[Isola del Giglio|Giglio]].
 
La flotta ghibellina, più libera nelle manovre, riuscì a circondare quella genovese. Dando prova di coraggio e di abilità, il Malocello tentò una disperata manovra attaccando in formazione serrata il fianco della squadra nemica. Ma ebbe un successo parziale, poiché solo altre cinque galee riuscirono a seguire l'ammiraglia attraverso il varco aperto nelle file nemiche prima che il De Mari riuscisse a riordinare le sue forze, mentre le altre unità genovesi, appesantite dal sovraccarico, furono catturate.
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== Dopo la battaglia ==
La sconfitta della flotta genovese rappresentò un grande successo per l'imperatore Federico II, ma anche una sfida all'autorità papale. Fallito il Concilio, quasi tutti gli alti dignitari del Concilio finirono suoi prigionieri. Tra questi, i tre legati papali; gli Arcivescovi di Rouen, Bordeaux e Auch; i Vescovi di Carcassonne, Agde, Nîmes, Tortona, Asti e Pavia; e gli abati di Citeaux, Chiaravalle, Cluny, Fécamp, Mercy-Dieu e Foix.<ref name="RIF" /><ref name="HHM" /> Sulle navi che furono in grado di sfuggire alla cattura vi erano principalmente i prelati spagnoli e di Arles.
<br>L'imperatore Federico II proclamò la sua vittoria come il giudizio di Dio e un segnale dell'illegalità della persecuzione da lui subita da parte di Papa Gregorio IX.
Il Comune di Pisa fu scomunicato dal pontefice che gli lanciò l'interdetto fino 1257.<ref name="PEX">{{Cita libro|titolo=The Image of St Francis|nome=Rosalind|cognome=Brooke|anno=2006|città=Cambridge}}</ref>