David Hume: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
Nessun oggetto della modifica
Riga 66:
Per Hume la ''sostanza'' non era altro che una ''"collezione di qualità particolari"'' ovvero un insieme di stimoli e di sensazioni empiriche provenienti dall'esterno cementate dal nostro intelletto fino a creare un'''idea'' di ciò che stiamo analizzando, creandoci l'[[impressione (filosofia)|impressione]] che ciò esista anche nel momento in cui noi non lo percepiamo.
 
Nel suo iter filosofico Hume fece rientrare in questo ragionamento anche l'"''io''". Egli cercava infatti di scoprire quale fosse quell'elemento che ci fa essere noi stessi quando tutto il nostro corpo cambia incessantemente giorno dopo giorno.<br />Ne concluse che anche la sostanza dell'"''io''" era soltanto un amalgama di sensazioni. Infatti, ogni volta che ci addentriamo nel nostro ''io'', incontriamo sempre una qualche particolare sensazione (piacere, dolore, caldo, freddo) e se riuscissimo ad eliminare ogni singola sensazione, del nostro io non resterebbe nulla.
 
Grazie a questo ragionamento Hume affermò anche l'inutilità del tentare di dimostrare l'immortalità dell'[[anima]], in quanto del nostro ''io'' possiamo parlare soltanto in presenza di sensazioni.