Missa solemnis (Beethoven): differenze tra le versioni

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==Storia==
Fu composta per celebrare la nomina, avvenuta il 9 marzo 1820, di [[Rodolfo Giovanni d'Asburgo-Lorena|Rodolfo d'Asburgo-Lorena]] ad Arcivescovo di [[Olmütz]];, al quale Beethoven lavoròaveva allagià suadedicato composizionemolte sue opere: tre sonate, tra cui la Sonata in Mi bemolle (tre sonate per quattropianoforte, anni<ref>{{cita|Solomontra 2010|pcui la n. 341}}81A in Mi bemolle maggiore ''Das Lebewohl'' detta anche ''Les adieux;'' i concerti per pianoforte n.</ref> 4 e 5; la ''Grosse Fuge'' per quartetto d'archi). La nomina dell'arciduca ad Arcivescovo era stata annunciata ufficialmente nell'estate del 1818, benché fosse già attesa da anni<ref>{{cita|Fischer 2005|cap. XIII}}.</ref> e l'incoronazione avvenne il 9 marzo 1820, quando l'opera di Beethoven non era ancora compiuta. Beethoven infatti lavorò alla composizione della Missa Solemnis per quattro anni, a partire dalla primavera 1819, come dimostrano anche gli schizzi, gli appunti dei ''Quaderni di conversazione e'' la corrispondenza. E' del 1819 anche il testo dell'Ordinario della Messa che Beethoven utilizzò per comporre: esso contiene il testo latino, con i segni delle accentuazioni delle parole, la parallela traduzione in tedesco e una serie di appunti sul significato delle parole (per esempio le sottili differenze tra "''terra''" e "''mundus''", o "''natum''" e "''genitum''"). Era infatti innanzitutto il senso della parola del testo che doveva essere ispiratore della forma musicale. In questo stesso testo si trovano i primi degli schizzi per la fuga finale del ''Credo'' e dell'inizio del ''Sanctus''. Alla fine del 1819 erano completi il ''Kyrie'', il ''Gloria'' e parte del ''Credo''<ref>{{cita|Solomon 2010|p. 279}}.</ref>; la partitura autografa fu completata anella metàprimavera del 1823<ref>{{cita|Solomon 2010|p. 296}}.</ref>.
 
È la seconda [[Messa (musica)|Messa]] musicata da Beethoven. La [[Messa in do maggiore (Beethoven)|prima, in doDo maggiore op. 86]], era stata scritta seguendo lo stile del [[Prima scuola di Vienna|classicismo viennese]]; tuttavia, all'epoca della composizione della ''Missa solemnis'', Beethoven riteneva tale stile inadeguato a esprimere sentimenti di elevata spiritualità e inadatto a un'opera di vastissime dimensioni come quella che egli aveva ora in progetto. Per la composizione della ''Missa solemnis'' Beethoven studiò invece approfonditamente la musica sacra rinascimentale e barocca di autori quali [[Giovanni Pierluigi da Palestrina|Palestrina]], [[Johann Sebastian Bach|J. S. Bach]], [[Georg Friedrich Haendel|Händel]] e [[Carl Philipp Emanuel Bach|C. Ph. E. Bach]]<ref name="solomon343">{{cita|Solomon 2010|p. 343}}.</ref> e la ricca tradizione delle messe austriache.<ref>{{Cita libro|titolo=Kirkendale, Warren New Roads to Old Ideas in Beethoven's Missa Solemnis, Muscal Quarterly, LV, 1970, pp. 665-701}}</ref> Carl Dahlhaus<ref>{{Cita libro|autore=Carl Dahlhaus|titolo=Beethoven e il suo tempo|editore=EDT|p=198}}</ref> suggerisce che la seconda Messa di Beethoven sia stata deliberatamente scritta tenendo conto del saggio di E. T. A. Hoffmann sulla musica sacra pubblicato nel 1814 sulla «Allgemeine musikalische Zeitung» intitolato ''Alte und neue Kirchenmusik'' (''Musica sacra antica e moderna'').<ref>{{Cita web|url=https://archive.org/stream/E.T.A.Hoffmann-VecchiaENuovaMusicaDaChiesa/E.T.A.HoffmannVecchiaENuovaMusicaDaChiesa_djvu.txt|titolo=Vecchia e nuova musica da chiesa}}</ref>
 
Sugli abbozzi della partitura l'autore scrisse la frase «Preghiera per la pace interna e esterna»<ref>Citata in {{cita|Solomon 2010|p. 294}}.</ref>.