Repubblica di Senarica: differenze tra le versioni

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Al di là della tradizione locale di origine relativamente recente ([[secolo XVIII]]), fondata su introvabili documenti e tuttavia meritevole di essere approfondita circa i motivi di questa vicenda ispirata alla [[Repubblica di Venezia|repubblica veneziana]] e della cronotassi dei suoi “dogi”, i documenti ancora esistenti smentiscono l'esistenza di ogni istituzione repubblicana che di per sè presupporrebbe l'indipendenza da altre autorità che non siano i soli cittadini variamente organizzati di questa piccola località dell'[[Abruzzo]] [[Teramo|teramano]], così come sembrerebbero poco fondati i motivi o i meriti per i quali la regina [[Giovanna I di Napoli]] avrebbe potuto concedere un privilegio tanto importante dovendo distaccare una seppure esigua parte del territorio dal proprio regno. Fu proprio Raffaele D'Ilario, come già detto, ad avvalorare negli [[Anni 1970|anni settanta]], la confutazione formulata già nel XIX secolo della reale esistenza della "repubblica" ricavando le notizie da fonti del primo [[Secolo XIX|Ottocento]] e di età precedente.<ref>{{cita|D'Ilario, pp. 11-13.}}</ref>
 
Appare così evidente che lo stesso concetto di repubblica è in antitesi con i documenti di conferma feudale ad alcune famiglie del luogo, a significare la piena dipendenza di queste dalla [[Regno di Napoli|corona napoletana]] almeno sin dagli inizi del [[secolo XVI]], quando il territorio, strettamente legato con il [[feudo]] di Poggio Ramonte e con la [[Signoria cittadina|signoria]] di Poggio Umbricchio, era stato concesso con la clausola ''pro commune et indiviso iure langobardorum''; è da aggiungere che in altri documenti ancora conservati presso l'[[Archivio di Stato di Napoli]], il feudo di ''Poggio Ramonte seu Sinarco'' era classificato come feudo rustico<ref>Archivio di Stato di Napoli, Inv. n. 52, Significatorie dei [[relevio|relevi]]. Indice feudi rustici Abruzzo Ultra, Poggio Ramonte ''seu Sinarco''.</ref>, il che voleva dire che il suo possesso, secondo il consolidato diritto feudale napoletano, non comportava la qualifica di [[Nobiltà|nobile]] per i suoi feudatari, men che meno l'uso di eventuali titoli specifici se non quello generico di “baroni” o signori di se stessi. Per questo motivo, ritenuto l'intero territorio esclusivamente feudale, non venne mai redatto un catasto [[onciario]] dei beni burgensatici di Senarica.<br />
Basterebbero così i noti diplomi vicereali di fine [[secolo XVI]] e del principio del [[secolo XVII]],<ref>[[Anton Ludovico Antinori]], ''Corografia storica degli Abruzzi e dei luoghi circonvicini''; ms. del XVIII secolo presso la Biblioteca Provinciale S. Tommasi dell'Aquila, vol. 37°, cc.167 e segg. L'autore che nella lunga descrizione della voce non cita mai la parola repubblica, riporta una relazione del diploma del 29/03/1577 del viceré [[Íñigo López de Hurtado de Mendoza]] [[Marchese di Mondéjar]], che concedeva agli uomini di Senarica in nome del re, la grazia speciale di continuare nel possesso di quel feudo come l'avevano posseduto i loro progenitori, sotto le leggi feudali del regno e sotto l'obbligo del servizio feudale. L'originale descritto dall'Antinori era peraltro conservato nell'archivio dell'università di Senarica andato distrutto. Tale diploma di concessione di reggersi secondo il diritto longobardo fu confermato nel 1610 con diploma del viceré [[Juan Alonso Pimentel de Herrera|conte di Benavente]], in Documenti dell'Abruzzo Teramano, ''La valle dell'alto Vomano e i monti della Laga'', Ed. Carsa 1991, vol. II, voce Senarica, p.544.</ref> riportati in alcuni testi, per dubitare se non escludere sul piano logico e documentale circa l'ipotesi “repubblicana” rivendicata da Senarica<ref>Lorenzo Giustiniani nel suo Dizionario, della villa Senarica ne dà un brevissimo resoconto con alcune numerazioni di [[fuoco (demografia)|fuochi]], L. Giustiniani, ''Dizionario geografico del Regno di Napoli'', vol. X, p.81. Luigi Ercole nel Dizionario della provincia di Teramo accenna all'uso dei locali di Senarica di nominare il proprio Governatore dandogli il titolo di Doge. v. Luigi Ercole: ''Dizionario topografico-alfabetico portatile, in cui sono descritte tutte le città, terre e ville regie e baronali, giurisdizioni e diocesi della provincia di Teramo''..., Teramo 1804, pp.104-105; vedasi inoltre sull'argomento l'approfondito saggio di Gabriele Di Cesare, ''Senarica serenissima sorella di Venezia'', 1994.</ref>.