Battaglia di Aquae Sextiae: differenze tra le versioni

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Corretto: "le legioni"
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L'insperato tempo concesso dai Germani venne sfruttato da Mario non soltanto per perfezionare gli allestimenti del campo ma anche per inviare un contingente di 3.000 fanti al comando di Claudio Marcello nei boschi delle colline che fiancheggiavano la piana dove vi era il campo nemico, con l'intento di utilizzarli durante la battaglia sfruttando l'elemento sorpresa, praticamente adottando una tattica molto cara ad [[Annibale]].<ref name=":2" />
 
Il giorno successivo Mario schierò le legionelegioni fuori dall'accampamento in assetto da battaglia, mandando avanti la cavalleria che ben presto raggiunse il fondovalle pianeggiante. I Teutoni ritenendo che la fanteria stesse seguendo in pianura i cavalieri, anticipò l'attacco allo scopo di impedire la formazione classica dove al centro era schierata la fanteria e la cavalleria alle ali, però, così facendo i germani dovettero risalire la collina mentre i fanti romani impattarono le schiere avversarie con l'impeto determinato dall'abbrivio della discesa. Mario ordinò di lanciare i giavellotti all'ultimo in modo tale che il lancio potesse cogliere i Germani in posizione non compatta per via dell'asperità del terreno, provocando così il maggior danno possibile.<ref name=":2" />
 
La fanteria capitolina, con il vantaggio del terreno, fece indietreggiare i [[Teutoni]] sino a fondo valle e quando anche i romani giunsero sul terreno pianeggiante fu fatto entrare in gioco il contingente di 3000 fanti di Claudio Marcello, sino a quel momento semplice spettatore, che si gettò sulla retroguardia nemica prendendo lo schieramento dei Teutoni da tergo.<ref name=":2" /> I Germani, presi fra due fuochi caddero in preda al panico e il loro schieramento si sfaldò, dal quel punto in poi la battaglia si trasformò in una caccia all'uomo che si protrasse dal mezzogiorno fino a notte inoltrata.<ref name=":3">{{cita|Andrea Frediani|p.190.}}</ref>