Al Re Umberto: differenze tra le versioni

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Pur avendo avuto, in gioventù, simpatie per il movimento [[anarco-socialismo|anarco-socialista]], [[Giovanni Pascoli]] rimase molto scosso e amareggiato alla notizia della morte del Re, ucciso da un appartenente agli ambienti [[anarchici]] italiani, l'emigrato [[Gaetano Bresci]], gli stessi da cui era provenuto, due anni prima, anche l'assassino dell'imperatrice austrongarica [[Elisabetta di Baviera|Elisabetta detta ''Sissi'']] e ancora l'assassino del premier spagnolo [[Antonio Canovas del Castillo]] e quello del presidente francese [[Marie-François Sadi Carnot]].
 
Il sovrano [[Umberto I di Savoia|Umberto]], soprannominato il «Re buono» per l'attivismo dimostrato nel soccorrere la popolazione di [[Napoli]] colpita dal [[colera]] nel 1884,<ref>[http://www.lastampa.it/2016/07/29/cultura/anni-fa-lattentato-a-umberto-i-di-savoia-lanarchico-rubacuori-che-uccise-il-re-buono-7mN3Q019j9P5NyE7rq8mIM/pagina.html L'attentato a Umberto I di Savoia, il "re buono"].</ref> era peraltro già sopravvissuto ada un altro attentato nel 1878, ad opera di [[Giovanni Passannante]] (oltre che a un' altro pochi anni prima). Dopo i [[moti di Milano (1898)]] e la decorazione data al generale Fiorenzo Bava Beccaris che aveva sparato sulla folla, era entrato nel mirino del Bresci e dei socialisti, ma il mito del Re Buono era ancora vivo.
 
In occasione di quel fallito attentato, il giovane poeta Giovanni Pascoli, allora simpatizzante anarchico, avrebbe scritto un sonetto proprio inneggiante all'attentatore, dal presunto titolo ''Ode a Passannante'', che sarebbe statastato però subito dopo strappatastrappato, forse per timore di essere arrestato, o anche pentito al pensiero dell'omicidio di suo [[Ruggero Pascoli|padre]]. DiDel essasonetto si conoscono solamente gli ultimi due versi tramandati oralmente: «colla berretta d'un cuoco, faremo una bandiera».<ref>{{cita libro|autore=Domenico Bulferetti|titolo=Giovanni Pascoli. L'uomo, il maestro, il poeta|p=57|editore=Libreria Editrice Milanese|anno=1914}}</ref>
 
La paternità del componimento è tuttavia oggetto di controversie, dato che sia la sorella [[Maria Pascoli|Maria]], sia lo studioso [[Piero Bianconi]], hanno negato che Pascoli l'avesse scritto.<ref>Bianconi la definì «la più celebre e citata delle poesie inesistenti della letteratura italiana». Cfr. {{cita libro|autore=Piero Bianconi|titolo=Pascoli|p=26|editore=Morcelliana|anno=1935}}</ref> Malgrado la mancanza di fonti tangibili circa l'esistenza dell'ode, Gian Battista Lolli, vecchio segretario della federazione socialista di [[Bologna]] e amico del Pascoli, attribuì al poeta la realizzazione della lirica, dichiarando di averne assistito a una lettura da parte sua durante una manifestazione socialista.<ref>{{cita libro|autore=Giuseppe Galzerano|titolo=Giovanni Passannante|p=272|editore=Casalvelino Scalo|anno=2004}}</ref>
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Come gli altri componimenti delle ''Odi e Inni'', ''Al Re Umberto'' tratta di avvenimenti dell'attualità che il poeta considerava di portata nazionale,<ref>{{cita libro|autore=Romano Luperini|autore2=Daniela Brogi|titolo=Letteratura e identità nazionale nel Novecento|p=45|editore=Manni Editori|anno=2004}}</ref> affrontandoli nell'ottica di una [[solidarietà]] sociale e ideale, rivendicando una [[libertà di pensiero]] priva di legami con i [[partito|partiti]] e con le appartenenze politiche.<ref>{{cita libro|autore=G. Luigi Ruggio|titolo=Giovanni Pascoli|p=202|editore=Simonelli|anno=2010}}</ref>
 
La prima delle 12 [[strofe]] in totale in cui è strutturato l'inno, iniziaincomincia con un'interlocuzione rivolta al Re:
<poem>:«In piedi, sei morto, tra i suoni
:dell'inno a cui bene si muore:
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L'inno poi presenta strofe sul tipico tema pascoliano del [[problema del male]], irrisolto.
Pascoli, infine, incita l'[[Italia]] ad andare dove la chiama il suo «[[fato]]», come il «Re forte» è andato alla ricerca del suo Ideale, di un «perno» nell'inifinitàinfinità del mondo, come chi fa quel che deve.
 
<poem>:«Va, memore Italia, tra i primi