Teoria marxiana del valore: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
Etichette: Modifica da mobile Modifica da web per mobile
Vpsc (discussione | contributi)
Etichette: Modifica da mobile Modifica da web per mobile
Riga 105:
Il possessore di denaro diventa ''capitalista'', in quanto veicolo consapevole di tale movimento. La sua persona è il punto di partenza e di ritorno del denaro. Il contenuto oggettivo di quella circolazione – la valorizzazione del valore – è il suo fine soggettivo. Egli funziona come capitalista, ossia come capitale personificato, dotato di volontà e di consapevolezza, solamente in quanto l'unico motivo propulsore delle sue operazioni è una crescente appropriazione della ricchezza astratta. Quindi né il valore d'uso né il singolo guadagno vanno considerati il fine del capitalista. Suo fine è soltanto il "moto incessante del guadagnare".
 
La valorizzazione nell'ambito della circolazione attraverso lo scambio di equivalenti, come vuole la regola del mercato, sembra però impossibile: infatti il possessore di denaro deve comperare e vendere le merci al loro valore, eppure alla fine del processo trarne più valore di quanto ve ne abbia immesso. Secondo Marx il "miracolo" può verificarsi solo se il denaro viene scambiato con unaun particolare tipo di merce, la [[forza-lavoro]], il cui consumo come valore d'uso avviene in maniera produttiva, non rivolto al godimento immediato, ma alla conservazione e all'accrescimento del suo valore.
 
La circolazione semplice generalizzata è un presupposto del capitale, ma la caratteristica specifica della produzione capitalistica sta però nell'esistenza sul mercato di soggetti che, avendo perso ogni possibilità di comando sui mezzi di produzione e di sussistenza, sono costretti a "mettere in vendita, come merce, la loro stessa forza-lavoro", in quanto impossibilitati a vendere i prodotti autonomi del loro lavoro. Quindi il capitale deve scaturire dalla circolazione, dallo scambio con la forza lavoro, il cui risultato è la trasformazione del lavoro in capitale, in quanto dà al capitale il diritto di proprietà sul prodotto. Ma solo andando oltre l'esame di questa sfera della circolazione, dello scambio di valori equivalenti, si può comprendere, per Marx, la vera natura dello sfruttamento. Occorre esaminare l'uso della forza-lavoro, e non solo il suo scambio.