Jean-Lambert Tallien: differenze tra le versioni
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Sentendosi minacciato, torna a Parigi per giustificarsi, riuscendo a convincere la Convenzione della bontà del suo ''ardore rivoluzionario'', riuscendo addirittura ad essere eletto presidente dell'assemblea il 24 marzo [[1794]]. Viene raggiunto presto da Thérèse, che è tuttavia arrestata per ordine del Comitato di salute pubblica; questo fatto, e un biglietto offensivo mandatogli dalla donna, portano Tallien ad entrare nella congiura contro [[Maximilien de Robespierre|Robespierre]], utilizzando la sua posizione di presidente alla Convenzione per togliere la parola a [[Louis Antoine de Saint-Just|Saint-Just]] e per impedire di parlare allo stesso Robespierre. Sempre in questo periodo, assiste al processo di alcuni rappresentati dell'ormai decaduto [[Club dei Cordiglieri]], tutti condannati alla [[ghigliottina]] il 5 aprile [[1794]], lo stesso giorno in cui Tallien si dimette da [[Presidente]] della Convenzione; decisione presa da Tallien probabilmente per protesta o forse ancora per evitare eventuali responsabilità sulla condanna di deputati politici come [[Camille Desmoulins]] e il leader dei cordiglieri [[Georges Jacques Danton]].
Dopo la caduta di Robespierre, Tallien diviene una figura importante della reazione, con l'aiuto di
Con l'istituzione del [[Direttorio]], l'influenza politica di Tallien inizia a declinare, sebbene rimanga un membro del [[Consiglio dei Cinquecento]]. Screditato agli occhi dei [[Montagnardi]], che lo considerano un rinnegato, e a quelli della destra, che gli rimproverano il suo passato favorevole al Terrore, viene abbandonato anche dalla moglie. Comunque, presentato a [[Napoleone Bonaparte|Napoleone]], viene da questi aggregato alla spedizione in [[Egitto]] e, dopo la presa del [[Il Cairo|Cairo]], Tallien si occupa dell'edizione del giornale ufficiale, ''Décade égyptienne''.
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