Luciano Pavarotti: differenze tra le versioni

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Dotato di voce autenticamente tenorile, assai chiara e, soprattutto nella prima parte della carriera, estesa all'acuto in modo rilevante, fino al pieno possesso del Do<sub>4 </sub>e del Re<sub>4</sub>. Nonostante la sua nota più acuta fosse il Mib (bemolle), non la incise mai poiché non affrontò melodrammi che la prevedessero. Incise però il Fa<sub>4</sub> in falsettone de [[I puritani|I Puritani]] di Bellini, pur non eseguendolo mai dal vivo. Nel registro grave la nota più bassa posseduta da Pavarotti era un La grave, mai intonato a causa del suo ruolo esclusivamente da tenore nell'opera, per il quale non sono mai previste, se non in rari casi, note così basse.
 
Pur non essendo in grado di leggere l'intera partitura per orchestra, come ammesso in un'intervista alla BBC, Pavarotti sapeva leggere perfettamente le parti musicali scritte per un tenore e per un pianoforte.<ref>{{Cita news|lingua=en-GB|url=http://news.bbc.co.uk/2/hi/programmes/newsnight/4283628.stm|titolo=Transcript of Pavarotti interview|data=2005-09-26|accesso=2020-05-19}}</ref> Luciano Pavarotti si avvicinò al grande repertorio protoromantico (Donizetti e Bellini), proponendone esecuzioni per certi versi di rilevanza storica.Il Pavarotti degli anni giovanili, spesso a fianco del soprano australiano [[Joan Sutherland]], eseguiva ''[[Lucia di Lammermoor]]'', ''[[L'elisir d'amore]]'', ''[[La sonnambula]]'', ''[[La Favorita]]'', e perfino l'ostica ''[[I puritani]]'', in modo gagliardo e personale, riportando queste opere nell'alveo del [[Belcanto]], a una ritrovata qualità spettacolare e al gradimento del vasto pubblico<ref>R. Celletti, ''Voce di tenore'', Gribaudo 1993.</ref>.
 
Significativo l'esito ottenuto ne ''[[La figlia del reggimento]]'': l'opera, da anni uscita dal repertorio corrente, fu nuovamente "imposta" da Pavarotti ai teatri di mezzo mondo alla fine degli anni sessanta, dopo l'exploit vocale con cui la cabaletta del primo atto fu eseguita in tono a voce piena, con l'emissione di nove cristallini do acuti<ref>L. Magiera, ''Pavarotti visto da vicino'', Ricordi, 2008, p. 65.</ref>. Sempre nella prima parte della carriera, Pavarotti si distinse anche in [[Giacomo Puccini]], segnatamente in ''[[La bohème]]'' (sua opera d'esordio, nel 1961) e ''[[Madama Butterfly]]'', e si accostò in modo intelligente a [[Giuseppe Verdi|Verdi]], privilegiando le opere più congeniali ai suoi mezzi di allora (''[[Rigoletto]]'', ''[[La traviata]]'', ''[[Luisa Miller]]'').