Artigianato giapponese: differenze tra le versioni

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L'artigianato giapponese risale a quando la prima civiltà approdò sull'[[Giappone|arcipelago giapponese]]. Gli artigiani hanno usato materiali naturali e autoctoni, che oggi continuano ad essere enfatizzati per lo più. Tradizionalmente, lo scopo principale dell'artigianato era l'utilità, non solo l'apparenza. Gli oggetti artigianali erano di primaria importanza per chiunque, indipendentemente dal ceto sociale, divenendo sempre più sofisticati nell'aspetto e nella realizzazione. L'artigianato era strettamente legato all'[[arte popolare]], ma si è sempre più avvicinato all'[[Belle arti|arte fine]], fino allo sfociare nel concetto di ''[[wabi-sabi]]''. L'artigianato non si limitò più al solo consumo interno, ma ad un punto della storia iniziò a venire esportato fuori dai confini, divenendo uno dei principali pilastri dell'[[Economia del Giappone|economia giapponese]].
 
Il processo di apprendimento comportava generalmente un lungo apprendistato con il maestro del laboratorio, spesso il padre del giovane discepolo, da una generazione all'altra. In questo sistema chiamato {{nihongo2||Dentō}} (伝 統), le tradizioni venivano tramite una relazione insegnante-studente ({{nihongo2|師弟|shitei}}). Comprendeva regole rigorose che dovevano essere osservate per consentire l'apprendimento e l'insegnamento della tecnica ({{nihongo2|道|dō}}). La saggezza può essere insegnata oralmente ({{nihongo2|伝承|Denshō}}) o per iscritto ({{nihongo2|伝書|Densho}}). Vivendo nella casa dell'insegnateinsegnante e partecipando alle mansioni domestiche, gli apprendisti dovevano osservare attentamente il loro maestro, gli assistenti ed il laboratorio prima di poter iniziare qualsiasi formazione effettiva. Anche nelle fasi successive all'apprendistato era normale che un allievo imparasse solo attraverso l'osservazione coscienziosa. L'apprendistato richiedeva un duro lavoro da parte dell'alunno quasi ogni giorno in cambio di una retribuzione minima o nulla. Era abbastanza comune che la padronanza di alcuni mestieri fosse tramandata all'interno della famiglia da una generazione all'altra, stabilendo vere dinastie. Nel passaggio generazionale, l'allievo poteva assumere il nome del maestro. Nel caso non vi fossero eredi maschi, un parente o uno studente avrebbe potuto continuare la "dinastia".
 
Con la fine del [[periodo Edo]] e la [[restaurazione Meiji]], venne introdotta la produzione industriale: oggetti e stili occidentali vennero copiati e iniziarono a sostituire quelli tradizionali. I nobili mecenati, come i signori feudali ''[[Daimyō]]'', non erano più in grado di sostenere gli artigiani locali tanto quanto avevano fatto in passato. Sebbene l'artigianato giapponese fatto a mano fosse una volta la fonte principale di utensili utilizzati nella vita quotidiana, la produzione industriale dell'era moderna e l'importazione dall'estero, ha rubato il posto che prima l'artigianato aveva nell'economia. L'artigianato tradizionale iniziò a calare e scomparve in molte aree, con il cambiamento dei gusti e dei metodi di produzione. Arti come la forgiatura delle spada divennero obsolete. Lo studioso giapponese [[Okakura Kakuzō]] scrisse contro il primato alla moda [[Arte occidentale|dell'arte occidentale]] e fondò il periodico {{Nihongo|''[[Kokka]]''|國華||lett. "Fiore della Nazione"}} per attirare attenzione sul problema. Le arti tradizionali che erano state praticate per secoli erano sempre più minacciate, mentre quelle importate dall'occidente, come la vetreria, ebbero un grosso rilievo.