Artemisia Gentileschi: differenze tra le versioni

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Artemisia cedette dunque alle lusinghe del Tassi e si comportò ''more uxorio'', continuando a intrattenere rapporti intimi con lui, nella speranza di un matrimonio che mai arriverà. Orazio, dal canto suo, tacque sulla vicenda, nonostante Artemisia l'avesse informato sin da subito. Fu solo nel marzo del 1612, quando la figliola scoprì che Tassi era già coniugato, e quindi impossibilitato al matrimonio, che papà Gentileschi ribollì per l'indignazione e, nonostante i vincoli professionali che lo legavano al Tassi, indirizzò un'infuocata querela a papa Paolo V per sporgere denuncia al suo perfido collega, accusandolo di aver deflorato la figlia contro la sua volontà. La petizione recitava così:<ref name=dfff/>
{{citazione|Una figliola dell'oratore [querelante] è stata forzatamente sverginata e carnalmente conosciuta più et più volte da Agostino Tasso pittore et intrinseco amico et compagno del oratore, essendosi anco intromesso in questo negozio osceno Cosimo Tuorli suo furiere; intendendo olre allo sverginamento che il medesimo Cosimo furiere con sue chimere abbia cavato dalle mane della medesima zitella alcuni quadri di pitture di suo padre et in specie una Juditta di capace grandezza. Et pechè, B[eatissimo] P[adre], questo è un fatto così brutto et commesso in così grave et enorme lesione et danno del povero oratore et massime sotto fede di amicizia che del tutto si rende assassinamento}}
[[File:Gentileschi Artemisia Judith Beheading Holofernes Naples.jpg|thumb|Artemisia Gentileschi, <br>''[[Giuditta che decapita Oloferne (Artemisia Gentileschi Napoli)|Giuditta che decapita Oloferne]]'' (1612-1613); olio su tela, 158,8×125,5 cm, <br>[[museo nazionale di Capodimonte]], [[Napoli]]]]
Fu così che ebbe inizio la vicenda processuale. La Gentileschi era ancora profondamente traumatizzata dall'abuso sessuale, che non solo la limitava sotto il profilo professionale, ma la mortificava come persona e, per di più, oltraggiava il buon nome della famiglia. Ella, tuttavia, affrontò il processo con una notevole dose di coraggio e forza di spirito: ciò non fu cosa da poco, considerando che l'iter probatorio fu tortuoso, complicato e particolarmente aggressivo. Il corretto funzionamento dell'attività giudiziaria, infatti, fu costantemente compromesso dall'impiego di falsi testimoni che, incuranti dell'eventualità di un'accusa per calunnia, arrivarono a mentire spudoratamente sulle circostanze conosciute pur di danneggiare la reputazione della famiglia Gentileschi.<ref name=LB/>