Disastro aereo delle Ande: differenze tra le versioni

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Nei mesi seguenti Croiset jr. cambiò più volte versione, facendo esasperare i familiari che si erano rivolti a lui, sicché essi infine troncarono i rapporti. Tuttavia, ad una verifica fattuale, molte sue asserzioni si rivelarono vere: l'aereo aveva effettivamente perso le ali e il muso schiacciato, vi furono davvero problemi con i documenti dei passeggeri all'aeroporto di Carrasco, "il pilota" (il comandante Ferradas) non era ai comandi del velivolo, che era condotto dal primo ufficiale Lagurara. Alcuni mesi dopo il ritrovamento del relitto, una spedizione partita dall'Argentina scoprì che, a poca distanza dal sito dell'incidente, si trovava il villaggio di [[Minas de Sominar]], formato da case bianche in stile messicano, e un cartello con la scritta: «Pericolo».
 
Le ricerche di Paez, con l'aiuto di alcuni genitori, si concentrarono a sud del Planchón, dalla parte opposta rispetto a dove giaceva il Fokker. A mano a mano che passavano i giorni, i familiari cominciarono a rassegnarsi all'idea che nessuno fosse sopravvissuto e quindi poco alla volta abbandarono le ricerche, tranne Paez Vilarò, che continuò ostinatamente a cercare per oltre un mese, percorrendo sentieri in auto, a cavallo, a piedi, organizzando ricerche con piccoli aerei messi a disposizione da ricchi cileni. In Cile ormai era conosciuto come "il matto che cercava il figlio", ma anche lui dovette rinunciare alle ricerche e tornare in Uruguay.
 
Tra le tante piste battute da Paez vi fu anche quella che lo portò a poche decine di km da suo figlio, sulla strada che portava alle Termas del Flaco e a Los Maitenes (in quel momento irraggiungibile per la neve), proprio dove i due sopravvissuti partiti verso ovest sarebbero stati ospitati dopo il loro avventuroso viaggio. Infatti Paez contattò il possidente terriero Joaquin Gandarillas, proprietario di vasti territori nella zona intorno al vulcano Tinguiririca, il quale lo condusse nella casa del soprastante, che era cognato di Sergio Catalan (il mandriano che, circa due mesi dopo, avrebbe ritrovato due dei superstiti)<ref>Clay Blair Jr, ''Sopravvivere! L'incredibile storia di sedici giovani rimasti isolati sulle Ande per settanta giorni'', 1973.</ref>. Anche questo tentativo, tuttavia, fu infruttuoso.
 
Dopo tante ricerche infruttuose, Paez poco prima di Natale aveva deciso di rinunciare alle ricerche e tornare in Uruguay. Ma mentre era già all'aeroporto in procinto di imbarcarsi venne chiamato al telefono; era il Colonnello Morel, comandante del reggimento Colcagua di stanza a San Fernando e che l'aveva aiutato nelle sue ricerche precedenti, che l'avvertiva dell'avvenuto ritrovamento di due sopravvissuti all'incidente che avevano raggiunto proprio Los Maitenes.
 
== Cibo e acqua ==