Attività mineraria in acque profonde: differenze tra le versioni
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Negli anni '60 la possibilità dell'estrazione mineraria in acque profonde fu proposta dalla pubblicazione di ''Mineral Resources of the Sea'' di JL Mero. <ref name="Glasby">{{Cita pubblicazione|autore=Glasby|nome=G. P.|anno=2000|titolo=ECONOMIC GEOLOGY: Lessons Learned from Deep-Sea Mining|rivista=Science|volume=289|numero=5479|pp=551–3|doi=10.1126/science.289.5479.551|PMID=17832066}}</ref> Il libro affermava che si potevano trovare scorte quasi illimitate di cobalto, [[nichel]] e altri metalli negli oceani del [[Terra|pianeta]]. Mero scrisse che questi metalli si rinvenivano nei depositi di [[Noduli di manganese|noduli]] di [[Noduli di manganese|manganese]], che si trovano in forma di grumi compressi sul fondo del mare a una profondità di circa 5.000 m. Alcune nazioni, tra cui [[Francia]], [[Germania]] e [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti, hanno]] inviarono navi di ricerca alla ricerca dei depositi di noduli. A posteriori le stime iniziali sulla [[redditività]] di questa estrazione in acque profonde si rivelarono molto esagerate. Questa sovrastima, insieme alla riduzione dei prezzi dei metalli, portò all'abbandono quasi totale dell'estrazione mineraria di noduli nel 1982. Dagli anni '60 al 1984 si stima che in queste attività siano stati spesi 650 milioni di dollari, con poco o nessun ritorno economico.
Nella seconda decade del [[secolo XXI]] è iniziata una nuova fase dell'estrazione in acque profonde. La crescente domanda di metalli rari in [[Giappone]], [[Cina]], [[Corea]] e [[India]] ha spinto questi paesi alla ricerca di nuove fonti. L'interesse si è recentemente spostato verso le aree della
==Attività di estrazione ==
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