Toponomastica dell'Alto Adige: differenze tra le versioni

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==Percezione della toponomastica ufficiale e richiesta di una soluzione==
La situazione sopra descritta riguardante la toponomastica ufficiale è oggetto in Alto Adige di controverse discussioni e per alcune parti della popolazione continua a creare un'atmosfera di indignazione, in specialespecial modo per la popolazione di lingua tedesca e ladina. A livello politico le richieste di un riconoscimento “ufficiale” dei toponimi tedeschi e ladini non si sono ancora affermate. Spesso a ciò si aggiunge un'altra domanda, cioè quella di abolire quei toponimi e microtoponimi italiani nati o ricostruiti secondo i documenti medioevali durante il periodo immediatamente precedente e contemporaneo al fascismo in Italia, molti dei quali passati in disuso. Il fautore di questi nomi “astorici” è in molti casi il nazionalista roveretano Ettore Tolomei. Ettore Tolomei è passato alla memoria della popolazione altoatesina come il “becchino del Sudtirolo” e fu denominato nel 1986 dallo storico italiano Maurizio Ferrandi come “l'uomo che inventò l'Alto Adige”.
 
Effettivamente il nome “[[Alto Adige]]” fu usato per la prima volta ai tempi di [[Napoleone]] (1810–1814) esso si riferiva a un'area coincidente solamente con una parte dell'odierna provincia di Bolzano: il Tirolo a sud della linea Gargazzone-Colma inclusa la maggior parte del Tirolo italofono. Dietro la parola “Alto Adige” di Tolomei si cela invece un concetto geografico e il corrispettivo diritto di rivendicazione dell'Italia sul Tirolo a sud della cresta principale delle Alpi sulla base della teoria del confine naturale presente in Europa nell'ottocento. Con la stessa chiave di lettura alcune parti della popolazione sudtirolese, largamente riconoscibili nelle frangi più tradizionali e legate agli Schützen, interpretano i nomi costruiti o ricostruiti che si riferiscono ai singoli paesi e luoghi sudtirolesi. Circolano definizioni come “del fascista Tolomei”, “di natura fascista” o “nomi pseudo italiani” . Il motivo della scelta di tali parole serve a distinguerle dai nomi italiani “veri”, quelli storicamente fondati perché esistenti ancora prima di Tolomei e tramandati al di fuori dei decreti fascisti. Questi nomi, al contrario di quelli ricostruiti, sarebbero accettati da chi ritiene che la toponomastica inserita da Tolomei andrebbe cancellata.