Attilio Ferraris: differenze tra le versioni

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Le sue abitudini si conciliavano poco e male con il ruolo di calciatore; spesso saltava gli allenamenti. Il presidente Sacerdoti doveva spesso proteggerlo dalle sfuriate degli allenatori della Roma; lo aiutò persino ad aprire un bar con biliardo nel suo quartiere. Poi, quando si presentò per l'ennesima volta in ritardo ad una partita di campionato, la misura fu colma e Ferraris IV venne messo fuori rosa. A 30 anni, la sua carriera di calciatore sembrava seriamente compromessa e l'indomito "Tilio" avviato sul viale del tramonto. Lo risollevò da quel gorgo fumoso e anonimo il ct della Nazionale che andò a cercarlo personalmente nel suo bar trovandolo con la stecca da biliardo in mano e l'ennesima sigaretta in bocca. Gli strappò la promessa di smettere di fumare e di provare a prepararsi per il [[Campionato mondiale di calcio 1934|mondiale]]. Ci riuscì: si allenò con uno zelo ed una dedizione che non gli si erano stati mai riconosciuti prima e con la Nazionale divenne Campione del Mondo.
 
La sua inattesa rinascita al Mondiale del 1934 rilanciò la sua carriera e il presidente [[Società Sportiva Lazio|laziale]] Gualdi lo volle tanto fortemente che offrì 150.000 lire pur di vestirlo di biancoceleste. La Roma accettò i soldi e così Attilio passò di sorpresa alla Lazio, dove disputò 39 partite. Il periodo biancoceleste fu però breve e dopo due anni venne ceduto al {{Calcio Bari|N}}. Con i pugliesi firmò 54 presenze in due stagioni, poi nel 1938 tornò alla sua [[Associazione Sportiva Roma|Roma]], e infine terminò la sua carriera professionistica nel [[Calcio Catania|Catania]], dove venne ingaggiato negli acquisti invernali, ricoprendo inoltre il ruolo di allenatore quando il tecnico ungherese [[György Orth]] rassegnò le proprie dimissioni<ref>{{cita web|url=http://dlib.coninet.it/bookreader.php?&f=3953&p=1&c=1#page/2/mode/2up|titolo=Il Littoriale, 20 gennaio 1940, "Ferraris IV nuovo allenatore del Catania"}}</ref>. In seguito indossa la maglia dell'Elettronica, giocando fino all'età di quarant'anni. Suo il famoso giuramento che, prima di entrare in campo, imponeva ai neogiallorossi. Con il pallone tra le mani dovevano recitare insieme a lui: ''”Chi da' ‘a'a lotta desiste fa ‘na'na fine mooorto triste, chi desiste da' ‘a'a lotta è ‘n'n gran fijo de ‘na'na mignotta!”''<ref>Alberto Pallotta, Angelo Olivieri - Magica Roma. Storia dei 600 uomini giallorossi. Unmondoaparte edizioni 2004.</ref>
 
=== Nazionale ===