Pisa (famiglia): differenze tra le versioni

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Della linea discesa da Moisè Aron e Rachele di Elia Sinigaglia, i loro figli maschi sono Abramo Pisa (Ferrara 1817-ivi 1900) e Elia Salomone Pisa (Ferrara 1831-Firenze 1905), cugini di Luigi e Giuseppe Pisa.
Abramo a Ferrara è attivo inizialmente con il fratello, proseguendo la ditta mercantile-bancaria M.A. Pisa & C., poi dal 1882 con una sua ditta solo commerciale, importazione e commercio all'ingrosso di metalsiderurgici e affini e si occupa anche di compravendite e gestioni fondiarie; Abramo e Salomone nel 1858 donano un intero palazzetto alla Comunità ebraica di Ferrara.
Anche i figli di Abramo, Arturo e Luigi sono imprenditori e finanzieri attivi in operazioni fondiarie; titolari di una ditta grossista in campo dei prodotti metalsiderurgici con depositi in Ferrara e Bologna, ancora; nei primi decenni del secolo XX partecipanoArturo partecipa anche a similari imprese industriali (Società per azioni italiane, Notizie statistiche, ed.XIII, 1932.p.884); in Bologna fino agli anni Sessanta i discendenti di Arturo sono proprietari della Villa Spada.
 
Elia Salomone fonda a Firenze nel 1865 la firma S. Pisa, casa mercantile che opera nel commercio all'ingrosso di metalsiderurgici e anche nello sconto di tratte di commercianti, che poi sono presentate per il risconto presso grandi banche, nonché nella compravendita di titoli mobiliari, fino al nuovo Codice di commercio del 1882. Egli è spesso associato in singole operazioni mobiliari ai titolari della Zaccaria Pisa. Viticultore a Compiobbi, partecipa alla vita pubblica fiorentina nell'area socialista riformista (socialdemocratica).
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Così, troviamo che dalla fine del sec. XIX mentre taluni dei Pisa mantengono l'aderenza alle congregazioni ebraiche costituite e alla loro tradizione, altri, come prima accennato, allo stesso modo di rami di altre significative famiglie ebraiche italiane, si sono identificati con un sostanziale agnosticismo, con la posizione di libero pensatore o lasciando che i figli passassero alla religione di maggioranza. Si può dire che già agli inizi del Novecento la maggior parte dei membri della famiglia erano su queste posizioni.
 
[[Ugo Pisa]] (Ferrara 1845- Milano 1910) laureato in giurisprudenza a Pavia, volontario con Garibaldi nella guerra del 1866, attivo con funzione di ''attaché'' diplomatico e presente anche nel Regno Unito e in Cina (1869-1874), dopo un'esperienza nella banca paterna, è stato consigliere comunale a Milano (1889-1894 e 1895-1897), nell'area Società democratica lombarda (radicali e liberali progressisti) e consigliere di amministrazione della Banca Popolare di Milano (1889-1891). Sposato con Clelia Bondi, è stato presidente della Camera di Commercio di Milano (1893-1900), filantropo e collezionista d'arte, [[senatore del Regno]] nel 1898, particolarmente attivo nella promozione di innovativa legislazione sociale, sostenitore dell'avvio e poi del funzionamento della Società Umanitaria (M.T.Sillano 2004). È con una piccola quota tra i numerosi soci del quotidiano Il Tempo, diretto da Claudio Treves. Nei primi anni del Novecento esce dalla casa bancaria Z. Pisa ritirando i capitali ivi investiti. Tra il 1904 e la morte, avvenuta nel 1910, con funerale laico, il senatore Ugo è sostenitore dell'Istituto di credito per le cooperative, S.A. Milano, fondato dalla Società Umanitaria.
Una via a Milano ricorda il suo nome; a suo nome nel 1913 viene costruita, dal figlio Luigi Giuseppe, la colonia Ugo Pisa, a [[Marina di Massa]] per curare bambini con problemi respiratori e il parco Ugo Pisa, donati al Comune.
 
Giulio Pisa (Ferrara 1851-Milano 1905), si laurea in ingegneria, ma poi si dedica prevalentemente alla vita pubblica, come consigliere comunale nell'area Società democratica lombarda (radicali e liberali progressisti), è collezionista ed esperto d'arte, saggista e autore di teatro; sposato con Antonietta Rizzi, è tra i curatori di una edizione della mostra che poi diventerà la [[Biennale di Venezia]].
Erede con il fratello Ugo della ditta bancaria Z. Pisa, poco dopo la morte del padre Luigi esce dalla "comunione bancaria" ritirando i suoi capitali. Filantropo, Giulio Pisa con testamento dispone un rilevante lascito all'[[Ospedale Maggiore di Milano]]; inoltre Giulio aveva già donato all'omonimo comune il castello di Bereguardo (sito Comune di Bereguardo, Donazione Castello); la cittadina ha intitolato una via al benefattore.
 
Associati spesso alle operazioni mobiliari della Zaccaria Pisa sono Virgilio Pisa (Ferrara 1855-Firenze 1927), figlio di Elia Salomone e dopo la morte del padre nel 1905 proprietario della casa commerciale S. Pisa, consigliere comunale a Firenze, consocio, consigliere di amministrazione e poi presidente della [[Osva]] - Officine Sesto San Giovanni & Valsecchi Abramo (Società italiane per azioni - Notizie statistiche 1914 p. 473, 1920520, 19281241; adidem nomenedizioni 1920 e 1928), e con lui il più giovane fratello Umberto R. Giuseppe (Roma 1871-ivi 1954), sposato con Beatrice Roccas, anche egli imprenditore a Roma nello stesso settore con un'altra casa commerciale (Società italiane per azioni-Notizie statistiche 1914, p.1241; idem edizioni seguenti).
 
Procuratore nella Zaccaria Pisa negli anni Novanta del secolo XIX è il banchiere, attivo nella vita pubblica, [[Luigi Della Torre]] (Alessandria 1861- Casciago 1937), nipote di Luigi in quanto figlio di una sua figlia premorta di nome Jenny.