Ibn al-Thumna: differenze tra le versioni

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== Biografia ==
Nativo probabilmente di [[Siracusa]], fu esponente della [[nobiltà]] araba[[Siculo arabo|arabo-sicula]] cittadina, e, al momento della disgregazione dell'[[Emirato di Sicilia]] ne assunse la [[signoria]]. Divenuto il più potente [[emiroQāʾid di Sicilia]]<ref>G. De Blasis, ''La insurrezione Pugliese e la conquista normanna nel secolo XI'' vol. 2, Detken, 1864, p. 63</ref>, verso il [[1050]] durante la guerra civile tra i vari [[Storia della Sicilia islamica|emiri dell'isola]], sconfisse e uccise in battaglia Ibn al-Maklātī, ''qāʾid'' di [[Catania]], del quale ne sposò in seguito la vedova, usurpando il dominio sulla città etnea.
 
Entrò in contrasto con il cognato [[Ibn al-Hawwas|Ibn al-Ḥawwās]], signore di [[Enna|Castrogiovanni]], città che tentò di attaccare, ma venne sconfitto in battaglia dalle milizie da costui comandate. A fine febbraio del [[1061]] si recò a [[Mileto (Italia)|Mileto]] da [[Ruggero I d'Altavilla]], al quale giurò e promise il suo appoggio ai [[Normanni]] contro i musulmani in Sicilia, dando in ostaggio uno dei suoi figli.<br/>
Il primo tentativo normanno fallì, mentre Ibn al-Thumna dovette asserragliarsi a [[Catania]] ma, pochi mesi dopo i Normanni, guidati da [[Roberto il Guiscardo]], presero [[Messina]] e, unite le loro forze a quelle di Ibn al-Thumna, sconfissero Ibn al-Ḥawwās dopo aver assediato Castrogiovanni per un mese.
 
L'anno successivo, il 1062, Ibn al-Thumna, arrivò assieme ai guerrieri normanni nei pressi di [[Entella (città antica)|Entella]] ma cadde nella trappola tesagli da un gruppo di terrazzani siculo-arabi, i quali lo attirarono con il pretesto di voler avviare una trattativa di pace, e per vendicarsi del suo tradimento lo assassinarono.
 
==Note==