Voltaire: differenze tra le versioni
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# Richard Holmes aggiunge che, oltre a questi motivi, il nome Voltaire fu scelto anche per trasmettere le connotazioni di "velocità" e "audacia". Questi provengono da associazioni con parole come "volteggio" (acrobazie su [[trapezio (circo)|trapezio]] o [[cavallo]]), "voltafaccia" (fuga dai nemici), e "volatile" (originariamente, qualsiasi creatura alata, anche in senso figurato, onde dare una sensazione di agilità mentale e leggerezza).<ref>Holmes, Richard (2000). Sidetracks: explorations of a romantic biographer. HarperCollins. pp. 345–366. and "Voltaire's Grin" in New York Review of Books, 30 November 1995, page. 49–55</ref>
# Una delle teorie minoritarie vuole che derivi dalla parola "revolté", ossia "rivoltato, in rivolta" (contro il vecchio ordine); lo pseudonimo sarebbe un anagramma di una trasformazione sillabico-fonetica della parola: da "revolté" a "revoltai" (la pronuncia è uguale), e quindi "Voltaire".<ref>[http://www.fichesdelecture.com/auteurs/voltaire Voltaire Biographie - fiche de lecture]</ref><ref>Preserved Smith, ''A History of Modern Culture, Volume 2'', Cambridge University Press, 2014, p. 251</ref>
# Una ricerca di Simone Migliorini porta anche a considerare la scelta dello pseudonimo un omaggio alla antichissima città di Volterra. Non raramente infatti Voltaire citava brani del poeta stoico volterrano Aulo Persio Flacco e Volterra rappresenta da sempre una delle più antiche città dove, fin dagli albori della civiltà, si è sperimentata la democrazia. Riportiamo parte delle teorie messe in risalto da Migliorini e pubblicate anche su Accademia Edu. “Francois Antoine Chevrier è stato uno scrittore lorenese del primo settecento, che si potrebbe definire l’inventore del voudeville, ironico, molto caustico, pericolosamente polemico, i suoi phamplet e le sue farse gli costarono l'esilio prima a Parigi, poi in Olanda e in Germania, tanto per presentarlo a chi già non lo conoscesse. Spulciando la sua opera in qua e la, mi imbatto in un suo scritto dal titolo “ghiotto”: “Les Amusement des dames de Bruxelles”, dove a un certo punto leggo una parola a me familiare: Volterra. Incuriosito, con maggior attenzione, scopro che in quel libro l'
C’è però da dire, afferma Wade, che “mai Voltaire si è definito un novello Persio Flacco” e dopotutto ci sono poche similitudini tra i due scrittori, anzi possiamo affermare che appartengono a due concezioni letterarie e filosofiche diametralmente opposte: "il coraggioso e ascetico stoicismo di Persio Flacco sembra non aver niente a che vedere con il gioioso epicureismo del giovane Voltaire nè con il pessimismo della sua vecchiaia". Quindi “non è così probabile che il giovane Arouet adotti Volterra come nome sentendosi vicino a uno dei più importanti figli di quella città”, sostiene ancora Wade.Però “il nome di Volterra deve essergli rimasto addosso per qualche altro motivo”, a sostenerlo questa volta è il professore newyorchese Lawrence M.Levin in un suo articolo del 1937 “A note on the Arouet > Voltaire problem” pubblicato sulla rivista “Studies in Philology” pubblicata dall’Università del Nord Carolina. “Potrebbe essere possibile, per esempio”, dice il professore, “che per Arouet, il nome Volterra, abbia evocato una forte suggestione rispetto ad altri nomi di antiche città”. Nelle sue Satire però Persio Flacco, nato a Volterra, non parla mai di Volterra, “nella prima Satira, anche questa citata da Voltaire, parla casualmente di Arezzo, avrebbe dovuto semmai essere Arezzo ad ispirare Arouet. Ma non è così, Arezzo e Volterra sono relativamente vicine, sono entrambe città etrusche, entrambe facenti parte della Lega Etrusca il loro appoggio nel periodo Repubblicano fu molto importante e il loro nome sui libri di storia appare così spesso insieme al punto di poter aver catturato l’attenzione di Francois- Marie”. Cicerone durante il suo consolato si adoperò per l’indipendenza di Volterra e Arezzo, Dionigi di Alicarnasso fa riferimento a Volterra e Arezzo, insieme ad altre (Chiusi, Roselle Fiesole e Perugia), come le uniche città Tirreniche che inviarono aiuti ai Latini nelle guerre contro Tarquinio Prisco e ancora gli aiuti per Scipione, descritti da Tito Livio. Per finire con Tolomeo che descrive Arezzo e Volterra (insieme a Fiesole, Roselle e Perugia) come una sorta di Lega a se stante di cinque città toscane. Volaterrae un nome molto evocativo, una città nobile antichissima una terra che vola come volano i pensieri, una città che ha intuito e si è battuta per la democrazia fin dai propri albori, anche attraverso uno dei suoi figli più illustri, Persio Flacco appunto, che ha dato voce giovane e raffinatissima, ironica e determinata a questa causa. Voltaterrae-Volterra e per un gioco di pronuncia Voltaire... Nel nome e di fatto una città che presiede la Storia e la democrazia, presiede il primo cristianesimo non ancora, secondo lui, corrotto dal cattolicesimo, con Lino successore di Pietro, insomma una città che lo ha affascinato studiandola.
“Che Arouet sia stato influenzato da tutto ciò per la scelta del suo pseudonimo immortale è, naturalmente, pura ipotesi in mancanza di prove concrete, però”, conclude il professor Levin, “le coincidenze sono così notevoli che vale la pena sottolinearle”.
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