Disastro aereo dell'Istituto Salvemini: differenze tra le versioni

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Dodici alunni quindicenni della 2ª A furono uccisi sul colpo; altri quattro rimasero gravemente feriti, così come l'insegnante di tedesco Cristina Germani, che stava tenendo lezione in quel momento.<ref name="Stampa-Rizzo-01">{{Cita news|autore=Renato Rizzo|url=http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,1/articleid,0923_01_1990_0286_0001_12643620/anews,true/|titolo=Sui ragazzi una «bomba» impazzita|pubblicazione=[[La Stampa]]|data=7 dicembre 1990|p=2|accesso=24 novembre 2018}}</ref><ref name="stampa_ostolani">{{Cita news|autore=Marisa Ostolani|url=http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,1/articleid,0923_01_1990_0286_0001_12643620/anews,true/|titolo=«Quel cadavere è mio figlio»|pubblicazione=[[La Stampa]]|data=7 dicembre 1990|p=3|accesso=24 novembre 2018}}</ref>
 
Il [[cherosene]] presente nei serbatoi dell'MB-326 fuoriuscì e prese fuoco. Il motore, la parte più massiccia dell'aereo, colpì il muro posteriore dell'aula, sfondandolo e finendo nell'atrio della scuola. Le fiamme e il fumo si propagarono nel restoper delll'edificio, intrappolando diverse persone al piano superiore.<ref name="Repubblica-01">{{Cita news|titolo=Bologna, la morte è arrivata dal cielo|pubblicazione=[[la Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]|autore=Luciano Pedrelli|autore2=Luigi Spezia|data=7 dicembre 1990|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1990/12/07/bologna-la-morte-arrivata-dal-cielo.html}}</ref>
 
I primi soccorsi furono portati da passanti e residenti della zona, che aiutarono vari sopravvissuti a calarsi dalle finestre dell'istituto. In breve tempo, squadre di vigili del fuoco e ambulanze coordinate dal servizio Bologna Soccorso arrivarono sulla scena del disastro, riuscendo a spegnere le fiamme e a evacuare i feriti nel giro di due ore.<ref name="Stampa-Padovani-01">{{Cita news|autore=Gigi Padovani|url=http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,1/articleid,0923_01_1990_0286_0001_12643620/anews,true/|titolo=Terrore e morte nell'ora di tedesco|pubblicazione=[[La Stampa]]|data=7 dicembre 1990|p=3|accesso=27 settembre 2020}}</ref><ref name="Bologna Soccorso">{{Cita web|url=https://www.118er.it/emiliaest/download_NEW.asp?id=781&isZip=0|titolo=118 Bologna soccorso storia}}</ref> Una studentessa della classe colpita, Federica Tacconi, rimase intrappolata sotto un'ala dell'MB-326 e venne trovata e salvata dai vigili del fuoco, richiamati dalle sue invocazioni d'aiuto, solo dopo che tutte le altre persone all'interno dell'edificio erano state evacuate.<ref name="Repubblica-01"/>
 
== Le vittime ==
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* Alessandra Venturi di Monteveglio
 
Oltre ai dodici morti vi furono 88 ricoverati: 72 feriti riportarono invalidità permanenti in misura variabile tra il 5 e l'85 per cento. Molti degli occupanti dei piani superiori rimasero feriti saltando giù dalle finestre per sfuggire al fumo acre e alle fiamme sprigionatesisprigionatosi nell'impattoincendio.<ref name="Stampa-Rizzo-01" /><ref>{{Cita news|autore=Nicodemo Mele|url=https://www.comune.casalecchio.bo.it/upload/casalecchiodireno_ecm6/rassegnastampa/carl%20pilota_8087_19631.pdf|titolo=«Volevo incontrare quel pilota, non mi ha mai risposto»|pubblicazione=[[il Resto del Carlino]]|città=Bologna|data=6 dicembre 2010|p=9|accesso=24 novembre 2018|formato=pdf|citazione=Torniamo indietro, dove vedo che tanti d'istinto si buttano giù dalle finestre.}}</ref> Una studentessa della classe colpita, Federica Tacconi, rimase intrappolata sotto un'ala dell'MB-326 e venne salvata dai vigili del fuoco richiamati dalle sue invocazioni d'aiuto.<ref name="Repubblica-01"/>
 
== Il processo ==
Dell'inchiesta si occupò la [[Procura della Repubblica]] di Bologna. Fu istruito un processo per il pilota sottotenente Bruno Viviani, il [[colonnello]] Eugenio Brega, comandante del 3º Stormo, e per il [[tenente colonnello]] Roberto Corsini, ufficiale della torre di controllo dell'aeroporto di Verona-Villafranca, accusati di omicidio colposo plurimo e disastro aviatorio.
 
La tesi dell'accusa fu che Viviani, non appena constatata l'avaria del motore nei pressi di Ferrara, avrebbe dovuto dirigere l'aereo a est, verso il [[mare Adriatico]], per poi eiettarsi, invece di cercare di atterrare vicino a una zona densamente popolata come Bologna. Secondo la procura, gli altri due ufficiali – che durante il volo erano in contatto radio con Viviani da Villafranca – fornirono al pilota istruzioni sbagliate su come gestire l'emergenza.<ref name="Rep-Cascella-01"/> I tre militari vennero difesi dall'[[Avvocatura dello Stato]], fatto che suscitò polemiche perché, sebbene le vittime si trovassero all'interno di una scuola anch'essa di proprietà dello Stato, il [[Ministero della pubblica istruzione]] non poté ottenere il medesimo patrocinio.<ref name="Stampa-Deaglio-01"/>
 
Nel febbraio 1995, i tre imputati furono riconosciuti colpevoli e condannati in primo grado a due anni e sei mesi di reclusione, e al [[Ministero della difesa]] furono imputati i danni per responsabilità civile.<ref name="Stampa-Romagnoli-01">
{{Cita news
| autore=Gabriele Romagnoli
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</ref>
 
La sentenza di secondo grado della [[Corte d'assise (Italia)|corte d'assise d'appello]] di Bologna del 22 gennaio 1997 ribaltò la sentenza e assolse i militari, perché «il fatto non costituisce reato».<ref name="Rep-Cascella-01"/> Il 26 gennaio 1998 la 4ª Sezione della [[Corte di cassazione]] di Roma rigettò gli ultimi ricorsi dei familiari delle vittime e confermò l'assoluzione per tutte le parti coinvolte.<ref>{{Cita news|autore=Stefania Vicentini|url=https://archivio.unita.news/assets/main/1998/01/27/page_013.pdf|titolo=Strage di Casalecchio, nessun colpevole - La Cassazione: «È stata solo fatalità»|pubblicazione=[[l'Unità]]|data=27 gennaio 1998|p=12|accesso=15 dicembre 2018|formato=pdf}}</ref> La strage venne attribuita a un tragico incidente.
 
Il 26 gennaio 1998 la 4ª Sezione della [[Corte di cassazione]] di Roma rigettò gli ultimi ricorsi dei familiari delle vittime e confermò l'assoluzione per tutte le parti coinvolte<ref>{{Cita news|autore=Stefania Vicentini|url=https://archivio.unita.news/assets/main/1998/01/27/page_013.pdf|titolo=Strage di Casalecchio, nessun colpevole - La Cassazione: «È stata solo fatalità»|pubblicazione=[[l'Unità]]|data=27 gennaio 1998|p=12|accesso=15 dicembre 2018|formato=pdf}}</ref>. La strage venne attribuita a un tragico incidente.
 
== Le commemorazioni ==
[[File:Memoriale Vittime 6 dicembre 1990 - Montovolo.jpg|miniatura|upright|Monumento alla memoria delle vittime sul [[Montovolo]]]]
In seguito alla tragedia, quattro associazioni furono create da parenti delle vittime, feriti, studenti e lavoratori del Salvemini, con lo scopo di preservare la memoria dell'evento e promuovere iniziative di solidarietà e a favore della sicurezza dei cittadini. Nel 1997, le quattro associazioni si unirono nell'''Associazione Vittime del Salvemini - 6 dicembre 1990''.<ref name="Comune-associazioni">
L'edificio del ''Salvemini'' fu ristrutturato ma non venne più adibito a uso scolastico. Nel 2001 riaprì come ''Casa della Solidarietà "[[Alexander Dubcek]]"'', che tuttora ospita varie associazioni di volontariato – tra cui l'Associazione vittime del Salvemini – e il nucleo locale della [[Protezione Civile]].<ref>{{Cita news|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2000/07/20/la-camera-ha-approvato-la-legge-per.html|titolo=La Camera ha approvato la legge per la realizzazione della Casa della Solidarietà|pubblicazione=[[la Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]|data=20 luglio 2000|accesso=15 dicembre 2018}}</ref><ref name="resto_carlino_2011">{{Cita news|url=https://www.ilrestodelcarlino.it/bologna/provincia/2011/12/06/632824-strage_salvemini.shtml|titolo=Strage del Salvemini, tra dolore e ricordo|pubblicazione=[[il Resto del Carlino]]|città=Bologna|data=6 dicembre 2011|accesso=15 dicembre 2018}}</ref> L’aula della 2ª A divenne l'''Aula della Memoria''; lo squarcio nella parete esterna fu mantenuto, chiuso solo da una vetrata, e fu installata una scultura composta da dodici gabbiani stilizzati in volo verso l'esterno, a simboleggiare le dodici vittime della tragedia.<ref name="Comune-casa">
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L'edificio del ''Salvemini'' furimase ristrutturatochiuso maper dieci anni e non venne più adibito a uso scolastico. Nel 2001, fu ristrutturato e riaprì come ''Casa della Solidarietà "[[Alexander Dubcek]]"'', che tuttora ospita varie associazioni di volontariato – tra cui l'Associazione vittimeVittime del Salvemini – e il nucleo locale della [[Protezione Civile]].<ref>{{Cita news|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2000/07/20/la-camera-ha-approvato-la-legge-per.html|titolo=La Camera ha approvato la legge per la realizzazione della Casa della Solidarietà|pubblicazione=[[la Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]|data=20 luglio 2000|accesso=15 dicembre 2018}}</ref><ref name="resto_carlino_2011">{{Cita news|url=https://www.ilrestodelcarlino.it/bologna/provincia/2011/12/06/632824-strage_salvemini.shtml|titolo=Strage del Salvemini, tra dolore e ricordo|pubblicazione=[[il Resto del Carlino]]|città=Bologna|data=6 dicembre 2011|accesso=15 dicembre 2018}}</ref> L’aula della 2ª A divenne l'''Aula della Memoria''; lo squarcio nella parete esterna fu mantenuto, chiuso solo da una vetrata, e fu installata una scultura composta da dodici gabbiani stilizzati in volo verso l'esternoil cielo aperto, a simboleggiare le dodici vittime della tragedia.<ref name="Comune-casa">
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| titolo=Casa della Solidarietà Alexander Dubcek