Osteointegrazione: differenze tra le versioni
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In base alle conoscenze attuali, tale unione avviene solo quando l'impianto è realizzato in [[titanio]], anche se teoricamente qualsiasi materiale (preferibilmente metallico) che sia dotato di una micromorfologia adeguata e che sia privo di [[proteine]] potrebbe indurre osteointegrazione.
La velocità del processo di osteointegrazione e la sua quantità variano in funzione del tipo di superficie dell'impianto, che può presentare una geometria tale da ''attrarre'' cellule [[Osteoblasti|osteoblaste]]. Una superficie liscia è meno adatta a questo scopo, per questo motivo si possono utilizzare trattamenti particolari, i più comuni sono la [[mordenzatura]] con acidi o la [[Sabbiatura (tecnologia)|sabbiatura]]. Studi recenti hanno dimostrato che se l'impianto viene dotato di una superficie di tipo spugnoso, il processo è notevolmente più rapido e intimo.<ref>{{Collegamento interrotto|1=[http://blog.panorama.it/hitechescienza/2008/10/27/odontoiatria-sempre-piu-su-misura-con-gli-impianti-sinterizzati Impianti sinterizzati] |
Uno studio pubblicato nel 2014 dal Dr. Villa, Dr. Polimeni ed dal Dr. Wikesjö<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Villa R.|titolo=Implant osseointegration in the absence of primary bone anchorage: a clinical report.|rivista=PubMed|volume=|numero=|url=https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20970533}}</ref>, ha dimostrato che un impianto non ha bisogno di un contatto osseo per osteointegrarsi, ma fattori chiave quali stabilità primaria e coagulo del sangue.<ref>{{Cita web|url=https://www.clinicaodontoiatricavilla.com/implantologia-a-carico-immediato-considerazioni-sulla-stabilita-ed-osteointegrazione-degli-impianti/|titolo=Implantologia a carico immediato: considerazioni sulla stabilità ed osteointegrazione degli impianti}}</ref>
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