Leggenda del tradimento: differenze tra le versioni

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=== La versione di Giovanni Labriola ===
Giovanni Labriola - uno scrittore altamurano di fine Ottocento - romanzando lo scritto di [[Giovanni La Cecilia]] e aggiungendo altri dettagli, - riporta una versione secondo cui il brigante [[Fra Diavolo]], al seguito di [[Fabrizio Ruffo|Ruffo]] e dei sanfedisti, riuscì a entrare di notte (pur non specificando come) nella città di Altamura. Sceso a patti con un'altamurana chiamata Agata Tragni, Fra Diavolo riuscì a entrare nella città, entrò nell'abitazione di Agata Tragni, legandola e imbavagliandola assieme al marito. Successivamente, assieme a [[Gaetano Mammone|Mammone]], Rivelli e altri, alle tre di mattina circa diede fuoco a [[Porta Matera (Altamura)|Porta Matera]] consentendo così l'entrata dei sanfedisti.<ref>{{Cita|leggenda-tradimento-2019|pagg. 20-24}}</ref>
 
La versione di Giovanni Labriola rappresenta sicuramente la più antica rappresentazione di un tradimento legato ai fatti di Altamura nel 1799. La confutazione di Vicenti si basa sull'assunto che né Fra Diavolo né Gaetano Mammone si trovavano al seguito di Ruffo, e cita anche una lettera in cui re [[Ferdinando IV di Borbone]] chiedeva a Ruffo di non disprezzare [[Fra Diavolo]] per via delle sue malefatte ma di "servirsene". Ciò proverebbe che tra Ruffo e Fra Diavolo non poteva certo esserci simpatia, né mai Ruffo l'avrebbe scelto come componente oppure come reggente del suo esercito. A capo del suo "esercito" ci furono sempre calabresi in cui Ruffo riponeva la massima fiducia e nessuno degli altri cronisti del 1799 cita mai [[Fra Diavolo]], [[Gaetano Mammone]] o Gennaro Rivelli in relazione ai fatti di Altamura. [[Domenico Sacchinelli]] (1836) scrive che Fra Diavolo, Mammone, Panzanera, Panedigrano e altri noti banditi non furono mai al seguito di Ruffo, ma si trovavano in [[Terra di Lavoro]]. Solo nel giugno 1799, per la conquista di Napoli, si unirono ai sanfedisti di Ruffo.<ref>{{Cita|leggenda-tradimento-2019|pagg. 24-25}}</ref><ref>{{Cita|sacchinelli-memorie| pagg. 186 e succ.}}</ref> Labriola probabilmente non si servì di testimonianze personali dirette, anche se consultò le cronache di altri cronisti come [[Vincenzo Durante]] arricchendole di eventi e particolari inverosimili.<ref>{{Cita|leggenda-tradimento-2019|pag. 22}}</ref>