Ignavi: differenze tra le versioni

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Dante cita anche misteriosamente, fra le schiere degli ignavi, l'anima di un personaggio che, in vita, "fece per viltade il gran rifiuto". Gran parte degli studiosi suoi contemporanei identifica questo personaggio con [[papa Celestino V]] (Pietro da Morrone), un eremita che ha raggiunto il Soglio Pontificio nel [[1294]], ma ritenendosi incapace di sostenere la carica di papa, [[Rinuncia all'ufficio di romano pontefice|rinunciò all'ufficio]], consentendo quindi l'ascesa al potere di [[Bonifacio VIII]], pontefice che Dante fermamente disprezzava. Già dal secolo successivo questa interpretazione ebbe minor considerazione presso i critici, e da allora l'identità dell'anima di colui che fece "il gran rifiuto" ha generato un non indifferente problema interpretativo. Sono molte le altre interpretazioni possibili, infatti, circa l'identità di questa anima: ivi compresa la possibilità di identificarla con l'anima di [[Ponzio Pilato]], il prefetto romano che, secondo i [[Vangeli]], rifiutò di giudicare Cristo nei momenti successivi la sua cattura, o con [[Esaù]], che rifiutò la sua primogenitura barattandola con un piatto di [[lenticchie]].
 
Il discorso di Virgilio si chiude con il verso definitivo: «Non ragioniam di lor, ma guarda e passa».
Virgilio chiude il discorso con un verso definitivo, che ancora oggi ci suona familiare: «Non ragioniam di lor, ma guarda e passa». Sono le parole con cui ci accade di liquidare non tanto i nostri nemici, quanto le persone banali, che non consideriamo degne di attenzione: l’odiatore dei social, l’automobilista che ci manda a quel paese, lo stolto che pur avendo torto pretende di aver ragione, lo sciocco che ci arreca un danno senza trarre vantaggio per sé.
 
== Gli Ignavi nella [[Divina Commedia]] ==