Coriandoli: differenze tra le versioni

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I '''coriandoli''' sono piccoli ritagli di [[carta]] colorata usati nelle festività per essere lanciati in aria o su persone. Tipici del [[Carnevale]] e di altre festività come il [[Capodanno]], spesso il loro uso è abbinato a quello delle [[stelle filanti]].
 
CAROLA TI AMO SEI LA MIA PERSONA PREFERITA.
Nella maggior parte delle lingue (fra cui [[Lingua inglese|inglese]], [[Lingua tedesca|tedesco]], [[Lingua francese|francese]], [[Lingua olandese|olandese]], [[Lingua svedese|svedese]] e [[Lingua spagnola|spagnolo]]), anche lingue non indo-europee, la parola "[[confetto|confetti]]" rimanda ai nostri "coriandoli". La confusione tra i due nomi ha origine nel [[Rinascimento]], quando in [[Italia]], ai matrimoni o durante il [[carnevale]], si usava lanciare veri e propri confetti, talora composti dai semi della pianta del [[coriandolo]]. Tali semi venivano ricoperti di zucchero e, oltre ad essere consumati come dolci, un po' come oggi è possibile gustare nei ristoranti indiani, come digestivo a fine pasto, si potevano anche gettare per scherzo addosso alle persone durante le feste di carnevale. A fare luce su questo particolare aspetto è il fiorentino [[Giovan Vettorio Soderini|Giovanvettorio Soderini]] che, sul finire del [[XVI secolo]] ha lasciato la prima reale testimonianza sull’uso e consumo dei coriandoli nell’opera intitolata ''Trattato della cultura degli orti e giardini'', nella quale si può leggere testualmente: «''Cuopronsi i coriandoli di zucchero per confetti, rompono le ventosità del ventre mangiati dopo pasto, e rendono buon odore e fanno buon fiato masticati in bocca; e verdi le sue foglie nelle mescolanze d’insalata non fanno male''»<ref>{{Cita libro|nome=Giovanvettorio|cognome=Soderini|nome2=Alberto|cognome2=Bacchi della Lega|nome3=Alberto|cognome3=Bacchi della Lega|titolo=Il trattato della cultura degli orti e giardini / a cura di Alberto Bacchi della Lega.|url=https://dx.doi.org/10.5962/bhl.title.18802|accesso=2019-03-01|data=1903|editore=R. dall'Acqua,}}</ref>.
 
Nella maggior parte delle lingue (fra cui [[Lingua inglese|inglese]], [[Lingua tedesca|tedesco]], [[Lingua francese|francese]], [[Lingua olandese|olandese]], [[Lingua svedese|svedese]] e [[Lingua spagnola|spagnolo]]), anche lingue non indo-europee, la parola "[[confetto|confetti]]" rimanda ai nostri "coriandoli". La confusione tra i due nomi ha origine nel [[Rinascimento]], quando in [[Italia]], ai matrimoni o durante il [[carnevale]], si usava lanciare veri e propri confetti, talora composti dai semi della pianta del [[coriandolo]]. Tali semi venivano ricoperti di zucchero e, oltre ad essere consumati come dolci, un po' come oggi è possibile gustare nei ristoranti indiani, come digestivo a fine pasto, si potevano anche gettare per scherzo addosso alle persone durante le feste di carnevale. A fare luce su questo particolare aspetto è il fiorentino [[Giovan Vettorio Soderini|Giovanvettorio Soderini]] che, sul finire del [[XVI secolo]] ha lasciato la prima reale testimonianza sull’uso e consumo dei coriandoli nell’opera intitolata ''Trattato della cultura degli orti e giardini'', nella quale si può leggere testualmente: «''Cuopronsi i coriandoli di zucchero per confetti, rompono le ventosità del ventre mangiati dopo pasto, e rendono buon odore e fanno buon fiato masticati in bocca; e verdi le sue foglie nelle mescolanze d’insalata non fanno male''»<ref>{{Cita libro|nome=Giovanvettorio|cognome=Soderini|nome2=Alberto|cognome2=Bacchi della Lega|nome3=Alberto|cognome3=Bacchi della Lega|titolo=Il trattato della cultura degli orti e giardini / a cura di Alberto Bacchi della Lega.|url=https://dx.doi.org/10.5962/bhl.title.18802|accesso=2019-03-01|data=1903|editore=R. dall'Acqua,}}</ref>.
 
I confetti di mandorle ricoperte di zucchero si lanciano tuttora nei matrimoni sugli sposi, usanza questa diffusa in tutto il Sud Italia. In seguito, pur rimanendo chiamati ''coriandoli,'' nei lanci si utilizzarono, in sostituzione dei confetti, delle palline di carta colorata o di gesso.