Pierre-Auguste Renoir: differenze tra le versioni

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Nonostante la critica assunse toni poco distruttivi nei confronti di Renoir, dal punto di vista finanziario la mostra del 1874 fu un totale insuccesso, e non risolse affatto le incertezze economiche del pittore. Ciò, tuttavia, non bastò a frenare gli entusiasmi del gruppo, e perciò Renoir - più infervorato che mai - seguitò a dipingere con i suoi amici, animato da uno spirito di goliardico coinvolgimento. Anche Manet, che mai volle associarsi con il gruppo degli Impressionisti, apprezzò moltissimo gli esperimenti audaci di Renoir e, vedendolo una volta dipingere con la coda dell'occhio, bisbigliò a Monet la seguente frase, scimmiottando la critica d'arte del tempo: «Non ha nessun talento, quel ragazzo! Lei che è suo amico, gli dica di rinunciare alla pittura!».<ref>{{cita|Nicoletti|p. 28|GN}}.</ref> Lo spettro del dissesto economico, tuttavia, era sempre dietro l'angolo, e per questo motivo nel 1875 Renoir organizzò con la pittrice [[Berthe Morisot]] un'asta pubblica all'Hôtel Drouot, con il mercante [[Paul Durand-Ruel]] in veste di esperto d'arte. L'iniziativa, tuttavia, ebbe esiti fallimentari, se non disastrosi: molte opere furono svendute, se non ricomprate, e il risentimento del pubblico raggiunse picchi così elevati che Renoir si ritrovò costretto a chiedere l'intervento della polizia, per evitare che le controversie degenerassino in risse.<ref>{{cita|Rocchi, Vitali|p. 45|skira}}.</ref>
 
Alla mostra, tuttavia, presenziava anche [[Victor Chocquet]], un modesto funzionario della dogana appassionato di Delacroix, che subito ammirò la pittura di Renoir, al quale fu legato da un affettuoso rispetto e da un sincero entusiasmo. Oltre a sostenere economicamente gli Impressionisti e a difenderli dai colpi bassi della critica, Chocquet arrivò a possedere ben undici quadri di Renoir, il più significativo dei quali è senz'ombra di dubbio il ''Ritratto di Madame Chocquet''. Con la ritrattistica ufficiale Renoir accumulò una notevole fortuna, che destinò all'acquisto di una casa-studio a Montmartre, e consacrò la propria affermazione professionale, tanto che intorno a lui iniziò a formarsi un ristretta ma rispettabilissima cerchia di amatori e collezionisti. Anche Durand-Ruel intensificò i suoi rapporti con Renoir, puntando con fiuto e coraggio sulla sua ''œuvre'', e l'editore Charpentier, incantato dai suoi dipinti, lo introdusse nel salotto della moglie, frequentato assiduamente dalla migliore ''élite'' letteraria e intellettuale della città (Flaubert, Daudet, Guy de Maupassant, i fratelli Goncourt, Turgenjev e Victor Hugo vi erano praticamente di casa). Nonostante il successo riscontrato come ritrattista del mondo parigino e della guerra, Renoir non abbandonò completamente la pratica dell'''en plein air'', con la quale realizzò nel 1876 il ''[[Bal au moulin de la Galette]]'', uno dei dipinti al quale il suo nome è rimasto indissolubilmente legato. Il ''Bal au moulin de la Galette'' fu presentato al pubblico parigino in occasione della terza mostra impressionista del 1877, l'ultima che vide riunirsi i vecchi amici del tempo (Cézanne, Renoir, Sisley, Pissarro, Monet, Degas): dopo questo fatidico anno, infatti, il gruppo divenne progressivamente meno coeso, per poi sfaldarsi definitivamente.<ref>{{cita|Rocchi, Vitali|p. 48|skira}}.</ref>
 
=== Il Bel Paese ===