Cineto Romano: differenze tra le versioni

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La via favorì la diffusione di fattorie (''villae rusticae'') espressione della piccola proprietà contadina, basate sulla coltura di vigneti e uliveti e sullo sfruttamento del bosco. Accanto alle ville e lungo la Valeria sorgevano anche monumenti e aree sepolcrali, testimoniati dal rinvenimento di varie iscrizioni.
 
Nella valle è inoltre documentata l’organizzazione territoriale paganico-vicana, incentrata cioè su piccoli villaggi (''vici'') riuniti in circoscrizioni (''pagi''), dei quali il poeta Orazio cita il ''vicus'' ''Varia'' e il ''pagus'' ''Mandela'', comprendente anche i santuari rurali, come quello in località S. Vincenzo a Nord-Est di Cineto Romano o il ''fanum'' della [[Vacuna|dea ''Vacuna'']] a [[Roccagiovine]].

Nel II sec. a.C.-I d.C. il fondovalle venne ulteriormente valorizzato dalla costruzione degli acquedotti ''[[Acqua Marcia|Aqua Marcia]]'' (144-140 a.C.), [[Aqua Claudia|''Aqua Claudia'']] e [[Anio Novus|''Anio novus'']] (38-52 d.C.), di cui si sono rinvenuti in questonel territorio vari tratti di canali ipogei.
 
''Villae'' e ''vici'' furono frequentati sino alla tarda antichità, quando anche in questa zona piuttosto lontana da Roma si affermarono vasti latifondi, quale la ''massa'' (''fundorum'') detta ''Laninas (Laminas o Lamnas)'' dal nome della ''statio viaria'', donata dall’[[Costantino I|Imperatore]] [[Costantino I|Costantino]] al [[Battistero lateranense]] al tempo di [[Papa Silvestro I]]<ref>{{Cita libro|titolo=Z. Mari, «Il territorio di Cineto Romano nell'antichità » in: Da Lamnas a Scarpa. Storia e archeologia nel territorio di Cineto Romano con i recuperi della Guardia di Finanza, Arti Grafiche Roma, Guidonia Montecelio, 2018 (cm 23×30), pagine 128, molte illustrazioni a colori, s. i. p.}}</ref>.