Tute Bianche: differenze tra le versioni

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I tratti sopracitati caratterizzano lo stile delle azioni delle Tute bianche, e anche il loro programma politico: blitz ad alto impatto comunicativo (occupazioni di sedi politico-economiche, autoriduzione di tariffe nei musei e nei cinema o sui mezzi di trasporto pubblici, irruzioni nelle dirette televisive) che impongono la visibilità di ciò che è "invisibile", il lavoro precario, appunto, e chiedono un [[Reddito di base|reddito di cittadinanza]] sganciato dalla prestazione lavorativa e il diritto al sapere e alla mobilità.
 
L'aspetto che più caratterizza l'area politica in cui si riconoscevano le tute bianche dal punto di vista ideologico è il pensiero di [[Toni Negri]]. Sul finire degi anni 90, questi ha sviluppato una teoria che vede nel neocapitalismo affermatosi dopo il [[Crollo del muro di Berlino|crollo del Muro di Berlino]] una forma storica che definisce "Impero" (T. Negri, M. Hardt, Empire, Exils, Paris, 2001). L'Impero altro non è che la gestione politica tecnica e amministrativa della globalizzazione, ovvero della forma contemporanea del "modo di produzione" del capitale. La globalizzazione, per Negri e Tute bianche, non è negativa in sé; le biotecnolegiebiotecnologie, Internet, ecc. sono fenomeni positivi, gli strumenti della prossima liberazione dell'umanità che avverrà non appena cambierà la gestione del potere, ora nelle mani sbagliate. È in questa prospettiva che s'inscriveva la strategia delle tute bianche: oggi trattare per conquistare posizioni e spostare i rapporti di forza verso la gestione politica più auspicabile, domani impadronirsi del potere in maniera rivoluzionaria. Inoltre, fonte di ispirazione di parte del lessico e delle azioni di questo movimento è stata la [[Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale|rivoluzione zapatista]] del 1994.
 
I [[Wu Ming]], noto collettivo di scrittori, che hanno avuto un ruolo di primo piano nell'anticipare alcuni tratti che avrebbero caratterizzato questo movimento, scrivono: «Le "tute bianche" non erano né una "avanguardia" del movimento né una "corrente" o una "frangia" di esso. La tuta bianca nacque come riferimento ironico agli spettri del conflitto urbano, poi divenne uno strumento, un simbolo e un'identità aperta a disposizione del movimento. Chiunque poteva indossare una tuta bianca finché rispettava un certo stile. Una frase tipica era: "Indossiamo la tuta bianca perché altri la indossino. Indossiamo la tuta bianca per potercela un giorno togliere", il che significa: "Non dovete arruolarvi in nessun esercito, la tuta bianca non è la nostra 'divisa', il dito indica la luna, e quando le moltitudini guarderanno la luna il dito svanirà. Il nostro discorso è concreto, facciamo proposte pratiche: più persone le accetteranno e metteranno in pratica, meno importanti diventeremo noi"».