Sibilla Tiburtina: differenze tra le versioni

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[[File:Nuremberg Chronicle - Tiburtine Sibyl (XCIIIv) edit.jpg|thumb|La Sibilla Tiburtina e l'imperatore Augusto nelle Cronache di Norimberga.]]
Gli studiosi moderni non avrebbero problemi ad attribuire i libri esistenti alle Sibille della lista varroniana, fatta eccezione per l'oracolo della decima Sibilla, la Tiburtina. Tale oracolo si presenta in un manoscritto separato fuori dal corpo principale, probabilmente composto dopo la fondazione di Costantinopoli e quindi lontano dalla conoscenza di Lattanzio<ref>[https://www.academia.edu/9789364/Liconografia_medievale_della_Sibilla_Tiburtina_di_Arianna_Pascucci_Tivoli_2011 Arianna Pascucci, ''L'iconografia medievale della Sibilla Tiburtina'', Tivoli, 2011]</ref>.
Il testo è inserito nella redazione greca della profezia attribuita alla Sibilla Tiburtina, conosciuto inizialmente solo in redazioni latine ed orientali. La profezia della Tiburtina, di genere apocalittico, è l'interpretazione di un misterioso sogno, riguardante nove soli diversi per aspetto e colore, fatto da cento senatori romani, i quali ne chiesero spiegazione alla Sibilla, che le versioni latine identificano appunto con la Tiburtina. Fino alla metà del secolo scorso il testo era conosciuto esclusivamente attraverso le rielaborazioni medievali in lingua latina, databili tra la metà del XI e l'inizio del secolo XVI, fitte di modifiche sia riguardanti la successione, via via aggiornata, dei sovrani e degli imperatori occidentali, sia il cosiddetto ''Sibylline Gospel'', ovvero la spiegazione del IV sole, che rappresenta l'età del mondo in cui si colloca la nascita di Cristo. Erano note due principali versioni latine del vaticinium: la prima si ritrova nel testo pubblicato da E. Sackur nel 1898<ref>E. Sackur, ''Sibyllinische Texte und Forschungen. Pseudometodius, Adso und die Tiburtinische Sibille'', Halle, 1898, pp. 530-535</ref>, che per tale edizione si servì di sei manoscritti di cui il più antico pervenutoci, è datato al 1047<ref>È il I, coll. 240-242, in G. Antolin '' Catálogo de los códices latinos de la Real Biblioteca de El Escorial'', II, Madrid, 1911</ref>, e una delle due versioni a stampa a nostra disposizione, è quella attribuita al [[Beda il Venerabile|venerabile Beda]], ristampata da [[Jacques Paul Migne]] tra gli ''opera dubia et spuria''<ref>[[Jacques Paul Migne]] ''Patrologia latina'' XC, coll. 1181-1186. [https://www.documentacatholicaomnia.eu/02m/0627-0735,_Beda_Venerabilis,_Sibyllinorum_Verborum_Interpretatio_[Incertus],_MLT.pdf]</ref>, e che con poche varianti figura anche in [[Goffredo da Viterbo]], la seconda è il ''Vaticinium Sibyllae'', riportato in un manoscritto dell'XI-XII secolo che fu pubblicato da Unsiger nel 1870. Il testo greco della Tiburtina fu scoperto nel [[1949]] da [[Silvio Giuseppe Mercati]], ma è merito del professor Paul J. Alexander<ref>P.J.Alexander. ''The Oracle of Baalbek. The Tiburtine Sibyl in Greek Dress'', Washington, 1967</ref> dell'università del Michigan averne curato l’''editio princeps'' con notevole impegno scientifico. Esaminando la redazione greca dell'oracolo, si accerta che risale ad una redazione sicuramente anteriore; gli studiosi sono d'accordo nel ritenere che risalisse alla fine del IV secolo, ma che già prima del 390 circolasse in occidente una versione latina.
 
L'autore potrebbe essere sia un sibillista cristiano del 500 circa o un orientale di cultura greca, forse originario della Siria. L'autore sibillista, come nelle redazioni latine ed orientali, finge che la Sibilla, spieghi a cento Senatori romani il significato dei dieci soli (secondo la versione greca, mentre la latina ne menziona nove), visti in sogno da ciascuno di loro. Ogni sole corrisponde ad un periodo storico, il decimo segnerà la fine del mondo e l'inizio del regno messianico escatologico. È certo che si tratti di una finzione, tipica della letteratura apocalittico giudaica.