Dialetti dell'area arcaica calabro-lucana: differenze tra le versioni

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I '''dialetti dell'area arcaica calabro-lucana''' o '''area Lausberg''' comprendono le parlate dell'area posta geograficamente a cavallo tra la [[Basilicata]] meridionale e la [[Calabria]] settentrionale, definita ''area Lausberg'' dal nome del linguista tedesco, [[Heinrich Lausberg]], che l'ha esplorata ede analizzata per primo. Appartengono linguisticamente al gruppo dei [[dialetti lucani]].
 
==Descrizione==
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Dal punto di vista linguistico è importante dire che la suddetta zona è il punto intermedio delle vie di comunicazione che collegavano la [[Calabria]] con [[Salerno]] e soprattutto con [[Napoli]]. Essendo zona di transizione, l'area presenterà diversi fenomeni vocalico-linguistici che saranno rilevabili in alcuni comuni, con vocalismi di un certo tipo, e in altri, con altro tipo.
Per rendere concretamente l'ibridazione linguistica, sono qui riportati alcuni ''vocaboli'' e le loro rispettive differenze da un comune all'altro:
* es. ital ''compare'' (sost.) [[Maratea]] (PZ) (vedi [[dialetto marateota]]) presenta doppio vocalismo, sia siciliano chesia lucano:
-''compari/cumpari'', in cui l'atona '''e''' è assente in fine di parola;<br />
-''cumpa'''re''''', in cui l'atona '''e''' è presente in fine di parola, quindi la ''i'' che caratterizza il vocalismo siciliano è assente.<br />
* es. ital. ''neve'' (sost.) a [[Lauria]] (PZ) verrà pronunciata:
-''nivi'', forma arcaica ede in disuso, con vocalismo di tipo siciliano;<br />
-''niv'''e''''', forma più moderna ede in uso, con vocalismo di tipo lucano-campano.<br />
In alcune espressioni popolari è possibile notare lo stesso tipo di ibridazione, con rimandi sia al voc. siciliano chesia a quello lucano:
* es. ital. ''sono sempre escandescenti'' (trad. lett. ''li prendono la rabbia''), in dialetto risuona come ''l'''e''' piglianu l'''e''' ragg'''e''''', dove il verbo ''piglianu'' è chiaro rimando al voc. siciliano, mentre ''ragg'''e''''', che ha in sé la '''e''' atona, rimanda al voc. lucano. Si accompagna alla variante ''le piglianu li paccìe'' o ''fà cùscke'', (trad. lett. ''li prendono la pazzia / le lagne''). Stesso fenomeno accade a Lauria per le parole: "niente" = nindi o nindë,"avete" = avìti o avìtë,"dite" = dicìti o dicìtë, "Felice" = Filìci o Filìcë, "una fetta di pane" = na'ffedda i pani o na'ffedda i panë, "due volte" = dui vòti o dui vòtë, "le pecore" = li pecuri o lë pecurë, "le persone" = li genti o lë gentë, "un po' di latte" = ''nu poche i latti''/''nu poche i latte'', "donne" = fìmmini o fìmminë, "di queste montagne" = di sti muntagni o di sti muntagnë, "paese" = paisi o paisë,"devo vedere" = aggia vìdi o aggia vìdë, "Oh Dio mio!" = Signuri'miu o Signurë'miu, "divide" = sparti o spartë, ecc. , dove si vede l'oscillazione nel pronunciare l'ultima vocale fra "i" (comunque debole) e vocale indistinta (più o meno "e" debolissima), anche a seconda delle contrade e della generazione. Altre volte i laurioti pronunciano distintamente la "i" finale soltanto nella prima di più parole consecutive, come "stanotte piove" = "stanotti'chiovë", "quante case stanno facendo!" = "quanti casë (o quanti casi)stanu facennu"!. Il fenomeno dello schwa finale è invece diffuso maggiormente e storicamente sul lato ionico della Basilicata, ad esempio il poeta lucano [[Albino Pierro]] di [[Tursi]] scriveva la "e" muta in fine di parola come una "e" normale, mentre in realtà è un suono indistinto, ad esempio in ''ie vogghie bbéne'', cioè io voglio bene, le vocali finali sono scritte come "e" pur essendo pronunciate in maniera non distinta, uso che per quanto riguarda il lato jonico lucano rimanda non tanto alla Campania, quanto alla [[Puglia]], dove tale fenomeno è diffuso.
 
La lingua originaria di questa ampia zona era quella [[Lingue italiche|italica]] di ceppo [[Lingue osco-umbre|osco-umbro]] dei [[Lucani]] e dei [[Bruzi]]: tale realtà linguistica ha lasciato significative testimonianze di [[Sostrato (linguistica)|sostrato]], ad esempio, in Lucania meridionale, la forma "asuliàre" o "asulare", cioè "ascoltare, orecchiare", deriva dall'osco "ausis", forma non rotacizzata in luogo del latino "auris" (orecchie). In seguito, su questo strato autoctono, si è innestata la lingua [[greco antico|greca antica]] (tale area era parte integrante della [[Magna Grecia]]), contribuendo al sostrato locale, per poi giungere infine ada un 'altra lingua italica, in questo caso di ceppo [[Lingue latino-falische|latino-falisco]]: il [[latino]], la quale marcherà per sempre il divenire linguistico dell'area. Allo stesso modo, come qualsiasi altra varietà linguistica, anche quella di questa zona può presentare posteriori influenze di [[superstrato]], derivanti, oltre che dalle altre varietà [[lingue italo-romanze|italoromanze]], anche da altre continuità [[Lingue romanze|neolatine]] più distanti (come quelle [[lingue gallo-romanze|galloromanze]] ed [[lingue ibero-romanze|iberomanze]]) e non romanze (principalmente [[Lingua greca bizantina|greco-bizantine]]).<ref>{{Cita web |url=https://www.researchgate.net/publication/228639757_La_metafonia_nei_dialetti_dell'area_Lausberg_un'introspezione_sulla_natura_della_sillaba|titolo=Luciano Romito: ''La metafonia nei dialetti dell'area Lausberg: un'introspezione sulla natura della sillaba''}}</ref>
 
Secondo Gian Battista Pellegrini la zona viene identificata come: ''area arcaica calabro-lucana''<ref>G.B. Pellegrini, Carta dei dialetti d'Italia, Pisa, Pacini, 1977</ref> i cui confini a sud delimitano con i comuni di [[Castrovillari]] e [[Mormanno]], a nord con [[Nemoli]] e [[Trecchina]]: in quest'ultimo comune, situato nel potentino meridionale fra [[Maratea]] e [[Lauria]], è possibile per esempio sentire ancora in alcune contrade la desinenza -s della seconda persona singolare.<ref>G.B. Pellegrini, Osservazioni di sociolinguistica italiana, "Italia dialettale" XLV, pp. 1-36, Roma, 1982</ref>.