Filosofia politica: differenze tra le versioni

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Questa disciplina si occupa, soprattutto, della politica intesa come ''l'insieme di mezzi che permettono di ottenere gli effetti voluti'': così si esprimeva [[Aristotele]], il quale, nel suo trattato ''[[Politica (Aristotele)|Politica]]'', oltre a definire le funzioni dello [[Stato]] e le sue [[Forma di governo|forme di governo]], formula ipotesi per realizzare il buon governo della città.
 
<nowiki>Uno dei problemi fondamentali della filosofia politica è il rapporto tra l'</nowiki>'''''agire politico'''''<nowiki> e l'</nowiki>'''''agire morale'''''. Secondo alcuni l'azione umana riconosciuta moralmente giusta non corrisponde necessariamente ada un'azione politicamente valida e viceversa. A questa posizione tuttavia si oppone l'oggettività della posizione [[Platone|platonica]]: poiché la politica è l'applicazione del [[bene comune]] al fine di rimuovere tutti gli ostacoli che si frappongono tra l'individuo e la sua completa realizzazione, allora non è possibile pensare a una politica giusta che non faccia il [[Bene (filosofia)|bene]], e qualsiasi altro intendimento è una [[Niccolò Machiavelli|machiavellica]] [[realpolitik]] che ha come fine il dominio e non il [[bene (filosofia)|bene]].
 
== La filosofia politica nel pensiero antico ==
Mentre la pratica politica nella ''[[polis]]'' greca era all'avanguardia, rispetto ai dispotismi orientali, «nella [[Dottrina dello Stato|dottrina greca dello Stato]] non incontriamo riflessioni sul fondamento della legittimità delle deliberazioni adottate mediante scrutinio di voti»<ref>Otto von Gierke, ''Über die Geschichte des Majoritätsprinzips'', in ''Essays in Legal History'', London, 1913, p. 317.</ref>. La storia del pensiero politico, secondo [[Giovanni Sartori]], nasce intorno ada elaborazioni filosofiche più generali, ma esse non si sarebbero applicate alle modalità di funzionamento della [[democrazia]], perché va notato come «il principio di [[maggioranza]] fosse ignoto ai greci»<ref>Giovanni Sartori, voce ''Democrazia'', in ''Enciclopedia delle scienze sociali'', Roma, 1992, p. 146, il quale aggiunge: «si capisce che nell’[[Ecclesia (antica Grecia)|ekklesia]] vinceva, di fatto, il voto o l’acclamazione dei più; ma quel fatto era un espediente pratico lasciato passare senza un riconoscimento ufficiale, senza una dottrina di sostegno».</ref>.
 
=== Platone ===
{{Vedi anche|La Repubblica (dialogo)}}
[[File:Athens_Plato_Academy_Archaeological_Site_3.jpg|upright=1.3|thumb|Resti [[archeologia|archeologici]] dell'[[Accademia di Atene|Accademia]] di [[Platone]].]]
Tutta la filosofia di [[Platone]] è legata alla riflessione sulla [[politica]]. A questo proposito è particolarmente rilevante la trattazione che ne fa nel dialogo ''[[La Repubblica (dialogo)|La Repubblica]]''.
 
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=== Plutarco ===
[[File:Plutarco_gr.jpg|upright=0.7|thumb|left|Il filosofo greco [[Plutarco]].]]
{{Vedi anche|Vite Parallele}}
[[Plutarco]], scrittore e filosofo greco, studiò ad Atene e fu fortemente influenzato dalla filosofia di Platone e dall'idea del filosofo come politico.
 
Le sue ''[[Vite Parallele]]'', pur essendo un'opera biografica, influenzarono la cultura (soprattutto la cultura dell'''élite'' sociale) per lungo tempo. Si tratta di una serie di [[Biografia|biografie]] di uomini celebri, giustapposte a coppie (una personalità [[Grecia antica|greca]] ede una [[Roma (città antica)|romana]]) allo scopo di profilare [[vizio|vizi]] o [[virtù]] morali comuni ada entrambi.
 
Sono pervenute ventitré coppie di biografie, oltre a quattro biografie spaiate.
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=== Niccolò Machiavelli ===
{{Vedi anche|Il principe}}
[[Niccolò Machiavelli]] in quanto conoscitore dei misfatti dei politici - fu segretario di statoStato - posto davanti alla scelta drammatica se tenere tutto nascosto o diventare un inutile eroe rivelando cosa sapeva - scelse di insegnare ai regnanti che avrebbero dovuto separare la politica (quindi l'agire attraverso il potere) dalla [[morale]] (quindi l'agire secondo principi e valori riconosciuti giusti dalla [[comunità]]). Secondo tale artificio strategico, per Machiavelli la politica era a-morale (cioè priva di morale ma non immorale). Alcuni - rinunciando alla evidenza della propria ragione che viceversa, deve "presuntuosamente" porsi al di sopra degli insegnamenti ricevuti: da qualsiasi autorità arrivino - sostennero che con lui la politica diventa una scienza vera e propria, che non segue più la morale religiosa, ma ne ha una propria.
Nella sua opera più nota, [[Il Principe]], decide di insegnare a chi governa, che egli non deve seguire modelli assoluti per legiferare ([[Positivismopositivismo giuridico]]), ma deve fare tutto ciò che è possibile perché i sudditi vivano bene, anche mentire o uccidere. L'uomo virtuoso per Machiavelli è - paradossalmente - colui che riesce a trasformare ogni danno in una risorsa. Proprio da questo deriva la famosa massima "il fine giustifica i mezzi".
[[File:Macchiavelli01.jpg|upright=0.7|thumb|[[Lorenzo Bartolini]], ''Statua di [[Niccolò Machiavelli]]'' sulla facciata esterna degli [[Uffizi]] di [[Firenze]].]]
''Historia magistra vitae'' (La Storia maestra di vita). Ogni situazione particolare può essere analizzata e catalogata in base a caratteri generali. Per ogni problema è possibile quindi risalire ada una soluzione adatta in tutti gli altri casi in circostanze simili, e, rispettando questi criteri, funzionerà sempre.
Anche la Fortuna (la sorte) gioca un ruolo importante. È dovere del principe prevenire i colpi della sorte pur non conoscendola. È celebre la metafora del fiume soggetto a piene stagionali. Di certo il principe non può sapere se e quando inonderà le terre vicine, né i danni che potrebbe causare, ma il probabile pericolo può essere evitato costruendo degli argini resistenti.
 
=== Thomas Hobbes ===
[[File:Leviathan_by_Thomas_Hobbes.jpg|thumb|left|Il ''[[Leviatano]]'', opera di filosofia politica di [[Thomas Hobbes]], in un'edizione del [[1651]].]]
{{Vedi anche|Leviatano (Hobbes)}}
Per [[Thomas Hobbes|Hobbes]] il [[potere]] politico doveva essere concentrato nelle mani di un [[sovrano]] assoluto o di un gruppo di uomini, questo perché secondo lui nello stato originario degli uomini (''stato di natura'') si è perennemente in [[guerra]] (''bellum omnium contra omnes'') e non ci si può dedicare ad altre attività.
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=== John Locke ===
[[John Locke]] invece è contrario al potere assoluto. Ciò deriva quindi da un diverso modo di concepire l'essere umano.
Secondo molti, [[John Locke]] è stato (inconsapevolmente) l'architetto della moderna concezione di democrazia liberale (fondata cioè sulla priorità della libertà e dei diritti naturali). Le sue idee, espresse nella sua maggiore opera ''[[Due trattati sul governo|Secondo trattato sul governo civile]]'', hanno esercitato grande influenza sulla formazione della filosofia politica dei padri fondatori delle repubbliche liberali statunitense e francese. Sono chiaramente di derivazione lockiana le seguenti frasi trattatratte dalla ''[[Dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti d'America|Dichiarazione di Indipendenza]]'' e dalla [[Costituzione degli Stati Uniti d'America]]:
{{Citazione|...tutti gli uomini sono creati uguali<ref>Non è esclusa una certa influenza di [[Filippo Mazzei]], come spiegato [[Tutti gli uomini sono stati creati uguali|qui]].</ref>}}
{{Citazione|...la vita, la [[libertà]], la ricerca della felicità... noi riteniamo queste verità evidenti in se stesse.|dalla ''Dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti d'America'', [[1776]]}}
 
Le tesi di Locke si oppongono quasi radicalmente all'impianto filosofico hobbesiano, nonostante alcuni punti di convergenza.
[[File:John_Locke_by_Herman_Verelst.png|upright|thumb|Il filosofo [[John Locke]] in un ritratto di [[Herman Verelst]].]]
Intanto, Locke distingue lo ''stato di natura'' (o ''stato pre-politico'') dallo ''stato di guerra'': quest'ultimo infatti, a differenza del primo, può manifestarsi anche in società già pienamente strutturate. Nello ''stato pre-politico'' (che rimane sempre una costruzione filosofica più che un vero e proprio stadio antropologico) gli uomini vivevano senza un corpo di leggi definito, e vivevano in pace, tranquillamente, preoccupandosi esclusivamente della propria sussistenza e del proprio benessere. Così come ipotizza Hobbes, anche nella costruzione lockiana l'uomo nasce libero e uguale agli altri, ma la grande novità è che non possiede più quel connotato, quasi infernale, di ''homo homini lupus'' che gli era stato attribuito dal padre del contrattualismo.
 
Ha certamente istinti egoistici, ma prova anche compassione e altruismo per il prossimo (sebbene rimangano sentimenti privi di vera e propria moralità). Non ci sono leggi che lo governano, adcon l'eccezione della legge di natura: «Nessuno deve recar danno agli altri nella vita, nella salute o nei possessi», a meno che non sia strettamente necessario alla propria sopravvivenza (e proprio per questo motivo Locke formalizza anche un legittimo diritto all'autodifesa). Tuttavia, sebbene gli uomini vivano pacificamente, è possibile che certi uomini trasgrediscano la legge di natura (la pace non è garantita, così come avviene in Hobbes), ed è qui che nasce la legge civile, ovvero il [[contratto]] secondo il quale i diritti individuali vengono garantiti da un'autorità pubblicamente accettata («rule of law», o statoStato di diritto). Infatti, nello stato di natura, ogni uomo è giudice di se stesso: la giustizia è dunque soggettiva, il che e la mano, e così via.
 
Inoltre, nello stato di natura, non tutti possono realizzare la giustizia, e c'è il rischio che chi viene punito si vendichi perché ritiene di aver subito un'ingiustizia: manca un giudice neutrale e obiettivo. Questo concetto è particolarmente importante sulle questioni riguardanti la proprietà, che Locke considera un diritto naturale inviolabile, al pari della libertà. Ma chi decide dove comincia la proprietà? In che momento un uomo può dire "questo è mio"? Nell'impianto filosofico lockiano si distinguono beni naturali e beni artificiali: i primi sono forniti direttamente dalla natura (come la frutta o l'acqua di un fiume), i secondi scaturiscono dall'applicazione del lavoro da parte dell'uomo. Dunque un bene naturale (come una mela) può diventare artificiale dal momento che viene colta, attraverso quindi l'impiego di lavoro umano. In quel preciso istante in cui l'uomo coglie la mela (il «punto di prima applicazione») nasce la proprietà. Con questi presupposti filosofici, Locke mette in relazione (per la prima volta nella storia dell'uomo) lavoro umano e [[valore (economia)|valore]] dei beni, commisurando quest'ultimo in base alla quantità del primo - tesi che, molto tempo dopo, verrà ripresa e sviluppata dallo stesso Marx nelle sue opere, in chiave del tutto diversa, ovviamente.
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Il punto di partenza della sua riflessione, contenuta essenzialmente nell'opera ''[[Lo spirito delle leggi]]'' ([[1748]]), è la definizione del [[diritto naturale]]: per Montesquieu le leggi naturali sono ''rapporti necessari tra una serie di elementi costanti''; il diritto naturale è dunque invariabile ed eterno proprio perché riguarda caratteristiche proprie dell'essere umano. Le leggi positive, viceversa, sono connotate come ''rapporti costanti tra elementi variabili'' e queste variabili sono dette ''variabili empirico - naturaliste''. Quando elementi variabili si combinano danno dunque luogo alle leggi positive, le quali, proprio per questo motivo, sono prettamente mutevoli, a differenza delle leggi naturali. Il fattore variabile più importante nella creazione delle leggi positive è la [[forma di governo]] che contraddistingue un popolo; pertanto per conoscere le leggi positive proprie di un popolo è necessaria una catalogazione delle forme di governo. Montesquieu individua tre diverse forme di governo: [[monarchia]], [[repubblica]] e [[tirannide]].
 
Riprendendo l'impianto classificatorio di matrice platonico - aristotelica, Montesquieu distingue le specie di governo fisiologiche da quelle patologiche; tuttavia, a differenza di [[Platone]] e di [[Aristotele]], individua la scriminante nella [[legge]]. Utilizzando il [[metodo comparativo]], Montesquieu arriva ad affermare che una forma di governo non è patologica solo se il potere è sottoposto alla legge e a tal fine è necessaria non solo una [[divisione dei poteri|separazione orizzontale dei poteri]] ma anche il loro reciproco controbilanciamento. In particolare secondo Montesquieu proprio il potere giurisdizionale, da lui definito come ''funzione delle cose che dipendono dal diritto civile'', è quello che più tende a soverchiare il continuum legislativo-esecutivo. Per tale ragione Montesquieu, guardando al modello della giuria popolare inglese, arriva ad affermare che il giudice deve solo applicare e non interpretare la legge: deve essere insomma ''la bocca della legge''. Oltre alla supremazia della legge ede alla divisione dei poteri, un terzo elemento caratterizza una forma di governo fisiologica: la garanzia della [[libertà]]. A tale scopo è necessario che le leggi siano in generale chiare, conoscibili e comprensibili al popolo e in particolare quelle penali devono rispettare i principi di legalità, umanità e proporzionalità della [[pena]].
 
Purtroppo quella che è stata il frutto di una dura lotta, pagata anche con il sangue, e che ha consentito la nascita dello statoStato moderno, basato sulla legge, sulla tolleranza e sulla dialettica democratica, in molti paesi oggi rischia di diventare un retaggio del passato, nell'indifferenza di istituzioni malate. Il compito degli studiosi della politica è quello di trovare un rimedio a queste degenerazioni, senza ricadere nella situazione di disordine e di barbarie ipotizzato da Hobbes come connaturato alla natura ferina dell'uomo.
 
=== Jean-Jacques Rousseau ===
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Secondo Kant, il diritto consiste nella ''limitazione della [[libertà]] di ciascuno alla condizione che essa si accordi con la libertà di ogni altro''.
La libertà di ognuno coesiste con la libertà degli altri. Ovviamente l'uomo kantiano non può non avere bisogno di un padrone, ma il padrone non è un altro uomo, bensì il diritto stesso.
Kant conosce le tesi di [[John Locke]] sul [[liberalismo]] ede anch'egli afferma che lo Stato mira a garantire la libertà di ogni persona contro chiunque altro. Lo "Stato repubblicano" che delinea si basa su "Tre principi della ragione":
* la Libertà:
* l'Uguaglianza di tutti di fronte alla legge;
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=== Karl Marx ===
{{Vedi anche|Karl Marx}}
Per [[Karl Marx]] il governo è, come dice nel [[Manifesto del Partito comunista]], ''il comitato d'affari della borghesia di quella nazione''. È quindi necessaria una frattura rivoluzionaria per passare al comunismo. Resta comunque il concetto di statoStato, in un primo momento, la cosiddetta 'dittatura del proletariato'. In realtà il punto di arrivo è in comune con la visione di Lenin: ''lo Stato borghese si abbatte e non si cambia''. L'assenza di statoStato è il vero comunismo del futuro.
 
== La filosofia politica nel pensiero contemporaneo ==
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{{Vedi anche|La società aperta e i suoi nemici}}
Parallelamente al suo pensiero epistemologico [[Karl Popper]] sviluppa un'innovativa dottrina politica.
Popper critica infatti il pensiero politico sia di [[Hegel]] chesia di [[Marx]] imputando loro l'errore di pretendere di conoscere il corso del futuro della storia, svuotando così inevitabilmente il presente di responsabilità morale.
La loro diviene dunque una visione utopica che nasconde una componente di violenza e di prevaricazione che si concretizza nella nascita di una società totalitaria, da lui definita, con il termine coniato da [[Henri Bergson]] di ''società chiusa''. All'utopia Popper contrappone l'ipotesi di una ''società aperta'', retta da istituzioni democratiche autocorreggibili, fondata sulla libertà, sul dialogo e sulla tolleranza
 
=== John Rawls ===
{{Vedi anche|Una teoria della giustizia|Liberalismo politico}}
La teoria neocontrattualistica di [[John Rawls]] pone l'accento sul fatto che per decidere su quali principi la società debba regolarsi, sia in qualche modo necessario un accordo, condividendo non un principio ma una procedura (il cosiddetto ''velo di ignoranza''), che permette di trovare un accordo che, nella ''teoria della giustizia'', è un patto sui principi di giustizia che devono regolare la nostra società. In particolare i principi sono due. Il primo principio riguarda le istituzioni politiche ed è il ''principio di massimizzazione della libertà'' tanto caro a [[John Stuart Mill]]. Vi è poi il ''principio di differenza''. Questo principio riguarda l'idea per la quale ciascun vantaggio o bene sociale primario di cittadinanza deve essere distribuito egualmente a meno che una qualche ineguaglianza nella sua distribuzione non vada a vantaggio di chi è più svantaggiato. John Rawls realizza così una teoria della giustizia basata sull'equità, fondendo insieme tra loro i due grandi termini del vocabolario politico della tradizione democratica: [[libertà]] ede [[uguaglianza sociale|uguaglianza]].
 
=== I Contrattualisti ===
{{Vedi anche|Contrattualisti}}
Nell'epoca contemporanea la filosofia politica, oltre ada occuparsi secondo schemi tradizionali dello studio dello Stato (inteso come centro del potere politico), analizza e studia tutto ciò che riguarda il ''pubblico'' e in questo senso anche problemi di natura sociale ed economica. In particolare [[Salvatore Veca]], in un'epoca caratterizzata dalla crisi della statualità, è fautore, specificatamente nell'opera ''La bellezza e gli oppressi. Dieci lezioni sull'idea di giustizia'', di una teoria della [[giustizia globale]], ovvero un ripensamento cosmopolitico e sovranazionale delle logiche politiche moderne (basate su legalità, costrizione e monopolio della violenza).
[[File:Salvatore_Veca_al_FdM_2011.jpg|upright=1.2|thumb|[[Salvatore Veca]] al ''[[Festival della Mente]]'' 2011.]]
Contrapposta a questa visione [[contrattualisti|contrattualista]] si erge invece la prospettiva di quanti, come [[Robert Nozick]], [[Murray Newton Rothbard]] e [[Hans-Hermann Hoppe]] propendono per il superamento di ogni struttura di potere centralizzato eed egemone, e propongono - all'interno di un quadro concettuale [[libertarismo|libertario]] e [[liberalismo|liberale]] - un ordine policentrico e concorrenziale di agenzie protettive in libera concorrenza tra loro. Di D'importanza cruciale a proposito è il testo di riferimento della teoria liberale e anarco-individualista di Murray Newton Rothbard "[[L'Etica della Libertà]]".
 
== Note ==
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== Bibliografia ==
*Giacomantonio, Francesco Giacomantonio (a cura di). ''La filosofia politica nell'età globale (1970-2010)'' , Milano: Mimesis, 2013.
* Marzocchi, Virginio Marzocchi. ''Filosofia politica. Storia, concetti, contesti'', Bari: Laterza, 2011.
* Gatti, Roberto Gatti. ''Filosofia politica. Gli autori, i concetti, i problemi'', Brescia: La Scuola, 2011.
* [[Sabino Cassese]], La recomposition de l’État en Europe (sotto la direzione di S. Cassese), in collaborazione con V. Wright, Paris, La Découverte, 1996, pp. 1-239.
* Petrucciani, Stefano Petrucciani. ''Modelli di filosofia politica'', Torino: Einaudi, 2003.
* Alberto Andreatta Alberto - Baldini Artemio Enzo Baldini - Carlo Dolcini Carlo - Gianfranco Pasquino Gianfranco (a cura di). ''Il pensiero politico. Idee, teorie, dottrine'', 4 voll. e Antologia, Torino: UTET 1999.
* CropseLeo Strauss, Joseph & Strauss, LeoCropsey. ''Storia della filosofia politica'', Vol. 1: Da Tucidide a Marsilio da Padova (1993); Vol. 2: Da Machiavelli a Kant (1995); Vol. 3: Da Blackstione a Heidegger (2000) Genova: Il Nuovo Melangolo.
*G. Oestreich, ''Filosofia e costituzione dello Stato moderno'', 1989, Napoli, Bibliopolis.