Ciro di Alessandria (patriarca): differenze tra le versioni

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== Biografia ==
Nel 620 era vescovo di [[Arcidiocesi di Fasi|Fasi]], nella [[Colchide]], quando l'[[imperatore bizantino]] [[Eraclio I|Eraclio]], nel corso della [[Guerra romano-persiana del 602-628|campagna di Persia]] del 626, lo consultò circa un piano per riportare i [[Monofisismo|monofisiti]] (aderenti ad un'eresia cristologica) d'Egitto in seno alla Chiesa e sostenere l'impero. Il progetto, suggerito dadal patriarca [[Sergio I (patriarca di Costantinopoli)|Sergio I]], consisteva nel confessare la [[Concilio di Calcedonia|fede di Calcedonia]] sulle due nature di Cristo, annullandola contemporaneamente con l'ammissione di una volontà teandrica (cioè divina e umana), ''hen thelèma kai mia energeia''. Ciro in un primo momento esitò, ma fu rassicurato da Sergio sul fatto che la formula non era contraria né ai [[Padre della Chiesa|Padri della Chiesa]] né alla fede calcédone, ed era destinata a riscuotere grandi risultati. Ne divenne quindi sostenitore e, in cambio, fu nominato nel 630 da Eraclio a capo della sede episcopale vacante di [[Alessandria d'Egitto|Alessandria]].
 
Una volta diventato patriarca, Ciro si dedicò con ogni forza a sostenere l'unione desiderata. Durante un sinodo tenuto ad Alessandria, propose quello che è noto come ''plèrophoria'' o "Satisfactio", un accordo in nove punti, il settimo dei quali è una coraggiosa affermazione dell'eresia monotelita. I monofisiti (Teodosiani o Severiani) si unirono all'accordo ma sottolinearono il fatto che dovessero essere i calcedoniani a cambiare, e non loro.